Le dieci immagini dell'uomo col bove.

Queste immagini iniziatiche si trovano tanto spesso in scritti buddhisti che non potevano mancare nemmeno in questo sito! A volte il numero dei dipinti è inferiore, fino a soltanto sei quadri, ed il contenuto non sempre corrispondente fra le diverse versioni; qui si presenta la versione che appare più completa e migliore, ovverosia quella di Kakuan, monaco Rinzai, che accompagna ad ognuna delle illustrazioni una introduzione e sucessivamente dei versi. I dipinti originali, in tutto otto, sono di tradizione taoista e spesso il bue, o meglio il bufalo, chiamato a volte anche toro dai traduttori, vi era raffigurato con varie sfumature di bianco e nero man mano che si purificava nel corso del percorso iniziatico; non è questo il caso presentato. Lo Zen se ne è servito a sua volta ampliandone il significato ed il numero, infatti una volta essi terminavano, come vedremo, con un cerchio vuoto simboleggiante l'Assoluto; ma questo per lo Zen non è sufficiente. Qui sembra che la Via sia graduale, ma in realtà tutti i livelli di comprensione illustrati non sono che il Dharma stesso, al di là della rappresentazione intellettuale comune alle persone del Samsara. E' bene specificare subito che il bufalo rappresenta la realtà fondamentale, cioè il Tao, la Mente, e che esso si presenta come selvaggio e contaminato perchè l'uomo stesso ha violentato la sua interiorità seguendo la via dei sensi e le concezioni meramente intellettuali; così se il mandriano è l'uomo alla ricerca della Verità si capisce subito che questa stessa dicotomia di vedute è proprio dovuta all'ignoranza dominante il nostro pensiero; non a caso tutti i dipinti sono inscritti in un cerchio proprio a simboleggiare l'unità che sottointende alle cose del mondo e che è fondamentalmente tale per chi capisca: il motivo per cui all'inizio uomo e bufalo sono contrapposti è lo stesso per il quale alla fine vi è conseguimento e sentimento dell'unità: la Mente stessa. Altre simbologie minori sono la cavezza che rappresenta la fede e la frusta che indica la volontà.



Il primo passo: alla ricerca del bufalo.



L'animale non si è mai perduto, perchè allora cercarlo? Non si ha più familiarità con esso perchè abbiamo ricercato cose contrarie alla nostra natura più intima. Esso si è smarrito dato che il mandriano stesso si è lasciato sviare dai suoi sensi fallaci. Ci si allontana sempre di più da casa, e sentieri e traverse diventano sempre più confusi. Il desiderio di possedere e la paura della perdita ci consumano come fuoco; i pensieri di bene e di male si moltiplicano.

Solo, in terra selvaggia, smarrito nella giungla, egli cerca e cerca!
Fiumi in piena, distanti montagne ed il percorso senza una fine;
Stanco e disperato, non sa dove volgere i suoi passi,
Ode solo le cicale della sera che cantano nei boschi d'acero.


Il secondo passo: si vedono le impronte del bufalo.



Si vedono le orme del bove: con l'aiuto dei testi ed interrogando la dottrina si arriva ad intuire qualcosa, si scorgono le tracce. Ora si sa che le cose, benchè numerose, fondamentalmente sono uno e che l'universo non è che un riflesso del Sé. Malgrado questo non si è ancora capaci di riconoscere ciò che va bene da quello che è cattivo e la mente è per il momento incerta nel distinguere il vero dal falso. Dato che non si ha ancora varcata la soglia, viene detto per il momento che si ha scorto le impronte.

Vicino all'acqua e sotto gli alberi, sono disperse le impronte della bestia smarrita:
Le erbe odorose crescono numerose, troverà la via?
Per quanto lontano l'animale vaghi sui colli ed ancora più in lontananza,
Il suo naso tocca i cieli e nulla può celarlo.


Il terzo passo: si vede il bufalo.



Si scorge il bove: grazie al suono (doppio senso fra il rumore provocato dalla bestia e la tecnica meditativa basata sul "sentire" la propria interiorità) egli coglie la Via, vede nell' origine delle cose e tutti i suoi sensi sono in disposizione armoniosa. Questo ordine è presente in ogni suo agire, come il sale nell'acqua e la colla nel colore (è presente, se pur indistinguibile, nei suoi atti comuni). Quando il vedere sarà diretto nella giusta maniera, scoprirà che tutto ciò non è che sé stesso.

In alto, posato su quel ramo, l'usignolo canta allegramente,
Il sole scalda e soffia una brezza rinfrescante attraverso i verdi salici alla riva,
Il bufalo è li, solo, non esiste luogo ove possa nascondersi,
Qual è il pittore che saprebbe riprodurre la sua testa meravigliosa dalle corna solenni?


Il quarto passo: la cattura del bufalo.



Dopo un lungo tempo passato da solo nella foresta l'uomo ha finalmente incontrato il bufalo e lo ha catturato, tuttavia la forte presenza del mondo fenomenico rende arduo tenere sotto controllo l'animale che rimpiange i suoi vecchi pascoli. La sua natura selvaggia è tutt'ora irrequieta e fa resistenza all'addomesticamento. Se il mandriano desidera che la bestia entri in armonia con lui, deve porre mano liberamente alla sferza.

Con tutta l'energia del suo essere, il ragazzo ha finalmente afferrato il bove:
Ma com'è selvaggia la sua volontà, com'è indomabile la sua potenza!
A volte sale su di un altopiano,
e guarda, sparisce di nuovo fra la nebbia impenetrabile di un valico montano.


Il quinto passo: il bove recato al pascolo.



Quando un pensiero si desta, un altro lo segue, e poi un altro ancora: si forma così un' infinita concatenazione di pensieri. Con l'illuminazione questa lascia il passo alla verità, ma quando nell'uomo predomina la confusione, è l'erroneo ad avere la meglio. Se il fenomenico ci opprime non è a causa di una sua reale oggettività, ma ciò è dovuto alla mente che inganna se stessa. Per questo non lasciare allentata la corda che lega la bestia, non permetterti alcuna indulgenza.

Il mandriano non deve mai separarsi dalla frusta e dalla cavezza,
L'animale fuggirebbe nel mondo contaminato;
Se viene accudito come si deve, si farà puro e docile,
E ti seguirà da solo, senza catena e legacci.


Il sesto passo: ritorno a casa cavalcando il bufalo.




La lotta ha termine; egli non fa più attenzione al guadagno od alla perdita.Fischietta un' aria da legnaiuolo, canta canzoni semplici da ragazzo di villaggio. Cavalcando il bufalo, il suo sguardo si sofferma su cose che non sono di questa terra. Persino se viene chiamato, non gira la testa; non c'è più nulla, la cui seduzione possa trattenerlo.

Cavalcando il bufalo, prende calmo la strada di casa;
Circondato dalla bruma della sera, con che melodia il suono del suo flauto si perde in lontananza!
Cantando a tempo un motivetto, il suo cuore è colmo di una gioia indescrivibile!
Occorre dire che egli è divenuto uno di coloro che conoscono?


Il settimo passo: il bufalo è dimenticato, l'uomo è solo.




Le cose sono Uno ed il bufalo è un simbolo. Quando ti accorgi che ciò di cui abbisogni è la lepre od il pesce e non il laccio o la rete, è come se l'oro si separasse dalle scorie, è come se la luna uscisse dalle nuvole. L'unico raggio della luce serena e penetrante risplende persino da prima del giorno della creazione.

Cavalcando il bufalo, egli finalmente è di ritorno a casa.
Ed ecco! Il bufalo non c'è più, e in che serenità egli ora se ne sta seduto, in solitudine!
Benché il sole rosso sia alto in cielo, pare dormire ancora tranquillamente.
La frusta e la corda giacciono vicino a lui inutili a terra, sotto un tetto di paglia.


L'ottavo passo: non si vede più né il bufalo né l'uomo.




Ogni confusione si è allontanata, regna soltanto una grande serenità; persino l'idea della santità perde ogni valore. Egli non attarda presso i luoghi ove è il Buddha, passa veloce là dove non vi è più alcun Buddha. Ove non c'è nessuna specie di dualità, persino chi avesse mille occhi non riuscirebbe a trovare una crepa. Una santità davanti alla quale gli uccelli offrono dei fiori, non è che una farsa.

Tutto è vuoto, la frusta, la corda, l'uomo, il bufalo:
Quale sguardo ha mai abbracciato l'immensità del cielo?
Su una fornace ardente non può cadere un fiocco di neve:
Quando regna questo stato, lo spirito dell'antico maestro è manifesto.


Il nono passo: ritornando all'origine, risale alla sorgente.



Puro ed immacolato sin dall'inizio, egli non è mai stato toccato dalla sporcizia. Egli guarda, calmo, la nascita e la fine delle cose legate alla forma, mentre risiede nella serenità immutabile della non affermazione. Se egli non si identifica con la fantasmagoria delle mutazioni, a che gli serve l'artificio dell'autodisciplina? L'acqua scorre azzurra, le montagne si innalzano verdi. Seduto da solo, egli osserva le cose soggette al mutamento.

Tornare all'origine, tornare alla sorgente, è già un passo errato!
E' molto meglio restare a casa, senza vedere, senza udire, in semplicità, con poche cure.
Seduto nella capanna, non prende coscienza delle cose che stanno di fuori.
Guarda l'acqua che scorre, verso dove, nessuno lo sa; e quei fiori, rossi e freschi, che non si sa per chi sono.


Il decimo passo: ingresso nella città, con le mani che dispensano benedizioni




La porta della sua umile casa è chiusa e nemmeno il più saggio fra gli uomini sa di lui. Nulla si può cogliere della sua vita interiore, perché egli va per la sua strada senza seguire le orme degli antichi saggi. Portando una fiasca (simbolo del vuoto) egli esce e va al mercato; appoggiato ad un bastone, torna a casa. Lo si ritrova in compagnia di bevitori di vino e di macellai; lui e tutti gli altri sono trasformati in Buddha.

Col petto nudo ed i piedi nudi egli esce e va alla piazza del mercato;
Imbrattato di fango e di cenere, che largo sorriso egli ha!
Non c'è bisogno del potere miracoloso degli dei,
Perché basta che egli tocchi, ed ecco! Gli alberi morti sono in piena fioritura!





Torna alla pagina precedente