Si parla qui dello Vajracchedika-Prajna-Paramita
Sutra, meglio conosciuto come il Sutra del Diamante (Nome completo: Sutra della
Perfetta Saggezza di Diamante) ed in particolare qui si riporta il "Tagliadubbi
di Diamante", cioè il sutra stesso commentato dall'illuminato maestro Han Shan,
nato nel 1546 in Cina sotto la dinastia Ming. Invito i lettori ad acquistare il
libro "Ch'an e Zen" - Edizioni Mediterranee che espone in maniera ben più
completa quanto verrà qui scritto, oltre ad avere altri numerosi e significativi
contenuti. Note: INIZIO DEL SUTRA Così io ho udito. Una volta il Buddha soggiornò
nel giardino di Jetavana nei pressi di Sravasti con un' assemblea di 1250 bhiksu
(Monaci). Le attività quotidiane del Tathagata (Titolo
del Buddha) erano simili a quelle di altri uomini, ma una cosa era diversa. Quel
giorno Subhuti lo scoprì e lo lodò. Subuthi lodò il Buddha per questa sua rara
qualità, perché egli vide la bontà del suo cuore. Onoratissimo, quando uomini e
donne virtuosi sviluppano la mente della suprema illuminazione, come debbono
dimorare le loro menti e come debbono essere domate? Subuthi chiedeva i mezzi per acquietare la
mente. Quando le menti dei discepoli dimoravano nel Hinayana, essi accettavano
di salvare soltanto sé stessi, ma non pensavano a salvare tutti gli esseri
viventi. Perciò le loro menti erano limitate. Ora dopo vent'anni
dell'insegnamento del Buddha essi venivano chiamati esseri dalla mente vasta ed
erano Bodhisattva. Era stato ingiunto loro di convertire tutti gli esseri di
quaggiù per ricercare il frutto del Buddha lassù. Subhuti già credeva nella
Mente-Buddha, ma vedeva nuovi Bodhisattva che avevano appena iniziato a
sviluppare la mente vasta d'un Bodhisattva e non erano ancora destati al vuoto
relativo così come lo concepivano prima. In precedenza le loro menti potevano
aggrapparsi al nirvana del Hinayana per dimorarvi serenamente. Ora essi avevano
abbandonato la precedente concezione del vuoto unilaterale, ma non avevano
ancora raggiunto il vero vuoto. Perciò quando procedevano oltre non acquisivano
nessuna esperienza nuova, e quando tornavano indietro perdevano la loro vecchia
dimora. Essi erano perciò chiamati Bodhisattva le cui menti erano turbate dalla
concezione del vuoto. Poiché usavano aggrapparsi ai nomi e alle parole essi
conservavano ancora la falsa convinzione che vi fosse una reale dimora e che vi
fosse veramente un frutto del Buddha da ricercare. Perciò essi pensavano di
dover ricercare un frutto del Buddha in cui dimorare. Poiché veniva loro chiesto
di convertire tutti gli esseri viventi per poter ottenere il frutto del Buddha,
essi dovevano salvare tutti gli esseri viventi prima di poter diventare Buddha
essi stessi. Ora essi vedevano innumerevoli esseri viventi e si chiedevano
quando tutti quegli esseri viventi sarebbero stati salvati, poiché l'universo
non si sarebbe mai vuotato di quegli esseri. Perciò Subhuti deliberatamente
sollecitò per loro i mezzi appropriati in modo che le loro menti potessero
dimorare nella pace. Tutta l'assemblea aveva riconosciuto che l'Onoratissimo
aveva già conseguito il frutto dell'illuminazione. Subuthi aveva visto che la
sua mente era serena ed in pace, mentre le menti di coloro che erano decisi a
ricercare il frutto del Buddha erano tuttora turbate. Il Buddha disse: Eccellente,
eccellente o Subhuti! Così come tu dici il Thatagata protegge cura ed istruisce
così bene i Bodhisattva. Ora ascolta attentamente ed io ti dirò come le menti di
uomini e di donne virtuosi che sviluppano la mente dell'illuminazione suprema
debbano dimorarvi ed essere domate. Nella sua risposta il Buddha intendeva dire che
i Bodhisattva i quali desideravano acquietare le loro menti per diventare essi
stessi Buddha, non dovevano ricercare altro che la Sua mente che come Subhuti
aveva inteso proteggeva, curava e istruiva. Così le loro menti si sarebbero
acquietate e non vi sarebbe stata necessità di domarle. Subuthi rispose: Oh sì
Onoratissimo, sarò lieto di udire le tue istruzioni. Subhuti disse sì perché ora credeva nella
Mente-Buddha. Poiché egli aveva già visto la Mente-Buddha pareva non vi fosse
bisogno di un ulteriore insegnamento, ma poiché gli altri Bodhisattva non lo
sapevano, egli era lieto di udire tale insegnamento, perché quei Bodhisattva
avessero la possibilità di conoscerlo a loro volta. Il Buddha disse: Subhuti,
tutti i Bodhisattva e i Mahasattva (Bodhisattva perfetto) devono domare le loro
menti in questo modo. Subhuti chiese due cose: come doveva dimorare
la mente e come si doveva domarla. Ora invece il Buddha parlava soltanto del
modo di domare la mente e non diceva nulla di come doveva dimorare. Tutti gli esseri viventi nati
dagli uteri, dall'umidità o per trasformazione, con o senza forma, capaci o
incapaci di pensiero, o né capaci né incapaci di pensiero, tutti sono guidati da
me al nirvana finale, per l'estinzione della reincarnazione. Sebbene
innumerevoli esseri viventi vengano così guidati al Nirvana finale per
l'estinzione della reincarnazione, è vero che neppure un solo essere vivente vi
è guidato. E perché questo Subhuti? Perché se un Bodhisattva si aggrappa ancora
alla falsa nozione di un ego, di un essere e di una vita, non è un vero
Bodhisattva. Nonostante il numero incalcolabile di esseri
viventi, ve ne sono soltanto 12 categorie. Un attento esame di queste 12
categorie conduce alla loro classificazione in 4 gruppi, come esposto qui sopra
nel sutra. Questi 4 gruppi di nascite comprendono soltanto 2 dharma, cioè Forma
(o il materiale) e Mente ( o l'immateriale). Il dharma della forma comprende i
regni della Forma e della non-Forma, il dharma della mente comprende il Pensiero
e il non-Pensiero. Se vengono estesi più oltre questi dharma comprendono anche i
regni dell'assenza della Forma e della non-Forma, e dell'assenza del Pensiero e
del non-Pensiero. Perciò queste dodici categorie comprendono l'intero regno di
tutti gli esseri viventi, ed il loro numero non è grande. Inoltre essi sono
chiamati esseri viventi le cui forme e menti si muovono nel mondo dei fenomeni.
Poiché essi sono fenomeni, questi esseri viventi sono fondamentalmente
non-esistenti. Poiché sono tali, falsamente sono considerati come esistenti. Se
essi sono considerati come non-esistenti sono fondamentalmente nella condizione
di talità (Buthatatathata). Poiché sono nello stato di Buthatatathata essi sono
tutti nella condizione di nirvana finale. Dubbio inespresso – Il Buddha insegnò ai
Bodhisattva a salvare gli esseri viventi, soprattutto per mezzo della carità o
dell'elemosina (Dana). Coloro che ricevevano le elemosine erano tutti esseri
viventi. Ora secondo il Suo insegnamento tutti gli esseri viventi sono
non-esistenti; perciò, se vengono date elemosine, chi le riceverà? Nel seguente
paragrafo il Buddha dice che un Bodhisattva, dando elemosine, non deve
aggrapparsi alla falsa nozione di esseri viventi. Inoltre Subuthi, la mente di un Bodhisattva non
dovrebbe dimorare in alcun luogo quando dona elemosine; vale a dire egli deve
donare senza una mente che dimora nella forma, e deve donare senza una mente che
dimora nel suono, o nell'odorato, o nel gusto, o nel tatto o nelle cose.
Subuthi, in questo modo un Bodhisattva deve donare elemosine senza una mente che
dimora in false nozioni di forma (laksana). Il Buddha spazzò via un dubbio originato dal
fatto che il discepolo si aggrappava alle apparenze (laksana). Dubbio – Se la mente non dimora nelle forme
(laksana), come possono esservi meriti? Nel paragrafo seguente del sutra viene
risposto che i meriti sono tanto più grandi quando è eliminato l'attaccamento
alle forme. Perché? Perché se la mente di
un Bodhisattva non dimora nelle forme quando pratica la carità (dana), il suo
merito sarà inconcepibile e incommensurabile. Subuthi, che cosa pensi? Riesci tu
a pensare ed a misurare l'ampiezza dello spazio nell'Est? L'Onoratissimo giustamente additò il merito più
grande derivato dalla pratica della carità senza attaccamento alle forme, per
acquietare la mente di Subhuti. Se la carità viene praticata mentre la mente si
aggrappa alle forme, questo atto sarà da esse condizionato, e poiché le forme
degli esseri viventi sono insignificanti quanto una particella di polvere, se
anche viene conseguito qualche merito, quanto sarà grande? Quando invece la
carità è praticata per il bene degli esseri viventi, non si vedrà né il
donatore, né il ricevente, né il dono, perciò la triplice condizione (della
ruota dell'esistenza condizionata) non si realizza e non vi sono forme cui la
mente si può aggrappare. Il merito ottenuto in questo modo, senza attaccamento
alle forme, è inestimabile, e viene paragonato allo spazio immenso. Subuthi, la mente di un
Bodhisattva deve dimorare COSI', come insegnato. La precedente domanda intende acquietare la
mente che non dimora nel silenzio e nell'immobilità. L'Onoratissimo insegnò il
metodo, che consiste essenzialmente nel considerare la non-esistenza di un ego.
Quando la concezione di un ego e di una personalità è stata eliminata, la mente
è nello stato di Nirvana. Gli esseri viventi divengono calmi e liberi. Non
appena tutti gli esseri viventi sono acquietati, non vi è più necessità di
ricercare lo stato di Buddha. Dubbio – Il donare elemosine, il compiere
azioni virtuose e la conversione degli esseri viventi di quaggiù hanno un unico
scopo, la ricerca del frutto del Buddha lassù. Ora, se gli esseri viventi sono
non-esistenti, e la triplice condizione è estinta, la causa sarà fittizia.
Perciò, come può una causa senza forma condurre ad un frutto che ha forma?
Inoltre il corpo del Tathagata era chiaramente visibile e non era certamente
ottenuto da una causa priva di forma. Poiché questo portava a percepire il
Tathagata per mezzo di forme, il Buddha spazzò via questo nuovo dubbio: Subuthi, che cosa pensi? Può
il Tathagata essere veduto per mezzo della Sua forma corporea? Il Buddha indicò direttamente l'atto
profondissimo di percepire il nulla dei fenomeni. Quando Subuthi udì parlare di
una causa che non aveva forma, nutrì un dubbio circa una causa senza forma, per
mezzo della quale non gli pareva possibile che si potesse ottenere il frutto del
Buddha, che aveva forma. Egli vedeva perciò il Tathagata per mezzo della forma e
si aggrappava alla forma del Corpo di trasformazione del Buddha (Nirmana-kaya).
Questa era la causa della sua incapacità di percepire la vera sostanza del
Dharma-kaya (Il corpo nella sua Natura Essenziale, solo i Buddha possono
vederlo). Ecco perché il Buddha indicò la necessità di non percepire il
Tathagata (Titolo dei Buddha) per mezzo della forma, poiché il corpo di cui il
Buddha parlava era in realtà il suo Dharma-kaya. Dubbio – E' molto difficile credere e spiegare
il significato della dottrina di una causa senza forma che collima con un frutto
senza forma, poiché è una dottrina molto profonda. Subuthi disse al Buddha:
Onoratissimo, vi saranno esseri viventi che potranno sviluppare una vera fede in
queste parole, in queste frasi e in questi capitoli, quando verranno a loro
esposti? Dubbio – Quando Subuthi udì che il Buddha non
aveva forma fisica e che il Dharma doveva essere abbandonato, un altro dubbio si
levò nella sua mente: Se tanto il Buddha che il Dharma non avevano forma, allora
non esisteva né Buddha né Dharma; ma perché allora il Buddha era stato visto
conseguire l'illuminazione ed esporre il Dharma? Come si poteva affermare che
non vi era né Buddha né Dharma? Così egli pensò che vi fosse contraddizione nel
Suo dire. Subuthi, che cosa pensi? Il
Tathagata ha veramente conseguito l'Illuminazione Suprema (Anubodhi)? Il
Tathagata espone veramente il Dharma? Ciò spazzò via la conoscenza e la visione tanto
del Buddha quanto del Dharma. Poiché nella mente di Subuthi era sorta la tacita
concezione di Buddha e di Dharma, il Buddha, per spezzare tale falsa concezione,
lo chiamò e gli chiese: Cosa pensi? Questo significava: Che cosa sta
discriminando la tua mente? Queste domande erano formulate per mettere alla
prova Subuthi, il quale comprese l'insegnamento del Buddha e confermò il proprio
risveglio dichiarando che non vi era alcun Dharma fisso chiamato illuminazione
(Bodhi) e che il Tathagata non poteva esporlo. Tutti i Bhadra e gli Arya,
incluso lo stesso Tathagata differivano a causa del Dharma Eterno (Asamskrta).
Perciò non ci si deve afferrare a nulla. L'esposizione di ciò che è temporale
per rivelare l'Assoluto era quindi già cominciata. Dubbio – Subuthi aveva compreso la dottrina
della non-esistenza di Buddha e Dharma, ma non aveva compreso perché fosse
possibile accumulare meriti insuperati quando la mente era all'unisono con il
Dharma Eterno. Subuthi, che cosa pensi? Se
qualcuno riempisse l'Universo con i sette tesori e li desse tutti in elemosine,
sarebbe grande il suo merito? Questo servì a chiarire che il merito senza
forma rivelava il Dharma senza forma, che era insuperabile. Subuthi aveva già
compreso la dottrina dell'assenza di forma, ma non sapeva come entrare in unione
con essa. Non sapeva come meriti senza forma potessero superare meriti
accumulati quando qualcuno ancora si aggrappava alle forme. Perciò il Buddha
indicò per prima cosa che la carità (dana) praticata con attaccamento alle forme
conseguiva un merito limitato che non poteva essere paragonato al merito
insuperato che derivava dal conservare sia pure una stanza di quattro versi,
perché tutti i Buddha avevano origine da quel Prajna (saggezza fondamentale), Il
Prajna può produrre Buddha e Dharma, ma non è in realtà né Buddha né Dharma. Per
questa ragione Egli disse: I cosidetti Buddha e Dharma non sono veri Buddha e
Dharma. Dubbio – poiché non vi era alcun Dharma da
esporre e non si poteva divenire Buddha, entrambi erano perciò impossibili da
raggiungere. Tuttavia, in tempi antecedenti, quando i Suoi discepoli erano
Sravaka (credente del Buddha dalla saggezza incompleta, anche voi lo siete se
cercate il Suo insegnamento), il Buddha aveva esposto le Quattro Nobili Verità,
che erano Dharma. I discepoli avevano seguito il Suo insegnamento e avevano
conseguito il frutto. Erano nel Nirvana (incompleto), che era la loro dimora. Ma
perché l'Onoratissimo contraddiceva tutto il Suo precedente insegnamento
affermando che nulla esisteva? Subuthi, che cosa pensi? Può
uno che è entrato nel fiume (srota-apanna) avere nella sua mente questo
pensiero: Ho ottenuto il frutto dell'entrare nel fiume (inteso come
Via)? Questo indicava la vera dottrina del
non-attaccamento. Ora l'assemblea aveva udito che lo stato di Buddha non poteva
essere ricercato e che il Dharma non poteva essere afferrato e conservato, il
che significava che, avanzando ancora, non vi sarebbe stata dimora in alcun
luogo. Perché allora, in tempi antecedenti, l'Onoratissimo aveva insegnato ai
Suoi discepoli che erano allora sravaka, a sottrarsi alla nascita e morte ed a
dimorare nel Nirvana, dimostrando così che vi era una dimora nel Dharma e nel
frutto? Perché l'Onoratissimo aveva detto che né Buddha né Dharma erano il
reale? Questo sospetto era dovuto al fatto che i seguaci del Hinayana non
dimenticavano le loro vecchie abitudini di legarsi a nomi e termini e si
aggrappavano ancora all'esistenza di un vero Dharma. Così essi avevano
difficoltà nell'entrare nel Prajna ed avevano molti dubbi che sorgevano nelle
loro menti. Dubbio – secondo
l'insegnamento del Buddha, era chiaro che non vi era alcun luogo in cui
dimorare, chiamato frutto del Buddha. Se un frutto non poteva venire conseguito,
perché il Tathagata era stato visto ricevere (da Dipamkara Buddha) la profezia
del Suo futuro stato di Buddha? Poiché c'era un futuro Buddha, perché non doveva
esservi alcun frutto che offriva un luogo in cui dimorare? Il Buddha disse a Subuthi: Che
cosa pensi? Il Tathagata ottenne qualcosa dal Dharma quando in passato fu con
Dipamkara Buddha? In questo passo il Buddha insegnò la dottrina
del non-conseguimento. Dopo aver udito l'insegnamento circa la mente che non
dimora in alcun luogo, Subuthi aveva compreso l'illuminazione (Bodhi) che non
dimora, ma dubitava e pensava che, sebbene la Bodhi non dimorasse in alcun
luogo, dovesse esservi tuttavia una acquisizione del frutto di Buddha. Se non vi
era tale stato di Buddha da conseguire, come poteva l'insegnamento essere
trasmesso e tramandato? Per questa ragione l'Onoratissimo formulò la domanda
sopra riportata, per recidere i suoi dubbi. Sebbene Dipamkara Buddha avesse
fatto quella profezia, era soltanto per sigillare la realizzazione di quella
mente, ma nulla era stato conseguito. Se vi fosse stato qualcosa di
conseguibile, Dipamkara non avrebbe profetizzato. Dubbio – poiché la Bodhi non dimorava in alcun
luogo e poiché il frutto del Buddha non era conseguibile, allora non vi era
alcun bisogno di adornare le terre del Buddha con moralità e saggezza. Ma perché
l'Onoratissimo ci insegna a compiere azioni morali da Bodhisattva per adornare
le terre del Buddha? Subuthi, che cosa pensi? I
Bodhisattva adornano le terre del Buddha con le loro azioni morali? Questo è il metodo per acquietare la mente.
Subuthi dubitava e pensava che poiché non v'era stato di Buddha da conseguire né
Nirvana in cui dimorare, a che serviva allora adornare le terre del Buddha?
Questo era uno sciocco attaccamento alle forme. Ciò che gli esseri viventi
vedono intorno a sé sono terre impure, adornate di karma malvagi e di sofferenze
di ogni genere. Nelle terre pure del Buddha, tutte le impurità sono state
spazzate via dalla mente pura e monda. Poiché tutte le impurità sono state
spazzate via, queste terre sono automaticamente diventate pure. Perciò questo
adornamento consiste soltanto di menti pure e monde. Quando i Bodhisattva
adornano le terre del Buddha, essi non ricercano nulla all'esterno, ma
purificano semplicemente le proprie menti, e quando le loro menti diventano
pure, anche le terre diventano automaticamente pure. Perciò è detto che deve
essere sviluppata una mente pura e monda e non deve essere ricercato altro
adornamento. Dubbio – Se non vi è adornamento delle terre
del Buddha, non vi saranno neppure quelle terre. Se ciò è vero, dove dimorava il
Buddha alto diecimila piedi? Il dubbio di Subuthi riguardava il Sambogha-kaya
(corpo della beatitudine del Buddha, visibile solamente ai Bodhisattva) del
Buddha che doveva dimorare nella realtà. Subuthi, immaginando che un
uomo abbia un corpo grande quanto il monte Sumeru, che cosa pensi? Tale corpo
sarebbe grande? Queste frasi indicavano la vera terra del
Dharma-kaya (qui inteso come natura fondamentale). Subuthi, se vi fossero fiumi
come il Gange tanto numerosi quanto sono numerosi i granelli di sabbia del
Gange, il totale dei granelli di sabbia di tutti questi fiumi sarebbe molto
grande? Dalle parole che ora cadono nell'oblio emerge
la Verità assoluta. Poiché Subuthi comprese tutto questo, chiese come doveva
essere chiamato il sutra. Subuthi chiese allora al
Buddha: Onoratissimo, quale nome deve essere assegnato a questo sutra, e come
dobbiamo riceverlo e tenerlo nella mente? Subuthi aveva ricevuto l'insegnamento ed era
stato destato ad esso. L'intero corpo del Prajna era stato esposto, e non vi era
altro Dharma che doveva essere rivelato. Perciò egli chiese il nome del sutra.
L'Onoratissimo gli disse: questo sutra dovrà essere chiamato Prajna-paramita del
Diamante. Egli intendeva dire che questo Dharma non aveva nome, ed era soltanto
la mente. Subuthi, che cosa pensi? Il
Tathagata espone il Dharma? Subuthi aveva compreso l'insegnamento relativo
al Dharma-kaya, ma dubitava ancora: Chi espone il Dharma, se il Dharma-kaya non
ha forma? Per tale ragione il Buddha gli rivolse la domanda sopra riportata.
Allora Subuthi comprese che poiché il Dharma-kaya non ha corpo, non vi è neppure
una esposizione del Dharma, Dubbio – Se il Dharma-kaya non aveva forma, la
concezione del Dharma-kaya senza forma cadeva nella nozione di annientamento. Se
dunque il Dharma-kaya non aveva forma, dove poteva essere percepito? Poiché
tutta l'assemblea aveva questo dubbio, il Buddha lo spazzò via nel seguente
paragrafo. Subuthi, che cosa pensi? Vi
sono molte particelle di polvere nell'universo? Questo significava che, sebbene tutti i dharma
siano percepiti come non-esistenti, non vi è caduta nella falsa concezione
dell'annientamento. Se vi fosse annientamento, non vi sarebbe luogo in cui si
potrebbe trovare il Dharma-kaya. L'Onoratissimo indicò che tanto le particelle
di polvere quanto l'universo erano Dharma-kaya. Se venivano considerati come
particelle di polvere e come un universo, il regno dei dati dei sei sensi
sarebbero dovunque, con l'apparenza di fenomeni. D'altra parte se non vengono
così considerati, vi sarà nello spazio deserto soltanto il vuoto assoluto,
profondo e silenzioso ed immobile che è la calma e l'estinto nulla che usa
l'universo per rivelare il proprio simbolo, all'interno di un'unica natura.
Perciò è stato detto: I verdi bambù sono il Bhutatathata (la talità, ciò che è)
ed i fiori gialli sono Prajna. Se uno vuole percepire il Dharma-kaya, deve
essere dotato del giusto occhio di diamante. Ecco perché Egli disse: L'universo
non è reale, è semplicemente chiamato universo. Dubbio – Subuthi aveva udito che il Dharma-kaya
non può avere forma, se deve essere il Buddha reale. Ora, assumendo che il
senza-forma fosse Buddha, il Buddha che aveva 32 caratteristiche (laksana) ed
era lì presente, non era un vero Buddha? Subuthi scambiava il Nirmana-kaya per
il vero Buddha. Per rimuovere il suo dubbio, il paragrafo seguente indica che il
Dharma-kaya e il Nirmana-kaya sono della stessa sostanza. Subuthi, che cosa pensi? Può
il Tathagata essere percepito per mezzo delle Sue 32 caratteristiche
fisiche? Questo indica l'identità del Dharma-kaya e del
Nirmana-kaya. Perciò non si deve neppure dire che il Buddha con queste
caratteristiche non è Buddha. Anche quelle 32 caratteristiche fisiche erano
essenzialmente prive di forma. I tre corpi (Trikaya) sono della stessa sostanza.
Ora che il corpo e la terra sono vuoti, si è raggiunto l'assoluto, e tutti i
sentimenti e le sensazioni sono sprofondati nell'oblio. Poiché non vi è posto
per parole e discorsi, coloro che sono d'accordo con questa dottrina vengono
lodati. Subuthi, se da una parte un
uomo virtuoso od una donna virtuosa, nel donare elemosine, sacrifica vite
numerose quanto i granelli di sabbia del Gange, e d'altra parte qualcuno riceve
e conserva anche una sola stanza di quattro versi di questo sutra, e l'espone ad
altri, il merito acquisito in quest'ultimo caso sarà assai più grande. Fino ad ora Subuthi aveva ricevuto e compreso
l'insegnamento. Nel paragrafo seguente egli proclama i suoi sentimenti al
riguardo. Dopo avere ascoltato questo
sutra, Subuthi ne aveva compreso il profondo significato e si commosse fino alle
lacrime. Egli disse al Buddha: Quanto è eccezionale, Onoratissimo! Il Buddha ha
esposto un sutra davvero molto profondo. Da quando ho acquisito l'occhio della
saggezza, non ho ascoltato un simile sutra. Onoratissimo, se qualcuno, dopo
avere ascoltato questo sutra, crederà fermamente che la sua mente è pura e
monda, realizzerà la verità. Noi dobbiamo sapere che una tale persona conseguirà
i meriti più elevati e più rari. Onoratissimo, questa realtà non è realtà, ma il
Tathagata la chiama Realtà. Onoratissimo, ora che ascolto questo sutra, non ho
alcuna difficoltà nel credervi, comprenderlo, riceverlo e conservarlo, ma
nell'ultima epoca, nell'ultimo periodo di 500 anni, se vi sarà un uomo che
ascolterà questo sutra, vi crederà, lo comprenderà, riceverà e conserverà, sarà
eccezionale. Perché? Perché egli non penserà più in termini di un ego, una
personalità, un essere e una vita. Perché? Perché le forme di un ego, di una
personalità, di un essere e di una vita non sono forme. Perché? Perché quando
egli ha rifiutato tutte le forme, è chiamato un Buddha. Questa è l'unione con la Mente-Buddha,
l'ingresso nella saggezza del Buddha. Come Subuthi, i seguaci del Hinayana e
tutti gli esseri viventi si aggrappano alle forme. Più di 20 anni erano
trascorsi da quando il Buddha era apparso nel mondo. Quando esponeva il Dharma,
Egli usava pensieri formali per non allarmare i Suoi discepoli. Perché? Perché
il Suo voto originario era di condurre tutti gli esseri alla suprema altezza del
Mahayana. Poiché si accingeva a mostrare ai seguaci del Hinayana come dovevano
sviluppare la mente Mahayana, egli si servì deliberatamente di questa Mente di
Diamante come di una causa coltivante e come di un mezzo per recidere tutti i
dubbi, così che in essi potesse svilupparsi una vera fede. Perciò, questo Prajna
era la prima porta del Mahayana. Era la mente essenziale, ciò che scoprirono
quei Bodhisattva. Se vi sarà un altro uomo che, udendo ciò, potrà credere che
anche la sua mente sia altrettanto pura e monda, la Realtà apparirà davanti a
lui, con il dileguarsi di tutte le false concezioni. Quest'uomo sarà veramente
eccezionale. Perché? Perché è molto difficile credere e comprendere questo
Dharma che consiste nel dimenticare tutte le idee e tutte le forme. Perché egli
sarà in grado di scartare le quattro forme di un ego, di una personalità, di un
essere e di una vita. Tuttavia, queste quattro forme sono esse stesse,
fondamentalmente, l'assoluto, e se si riesce a comprendere questo, si percepisce
il Dharma-kaya. Dubbio – quando il Buddha parlò di elemosine
(dana), alluse a cose che avrebbero arrecato beneficio ai sei oggetti dei sensi
(guna). Quello era un dono esterno. Venivano offerte, per acquisire merito, cose
cui era difficile rinunciare. Poiché il dana delle vite era praticato
sacrificando la propria vita, Subuthi nutriva questo sospetto: L'offerta di
oggetti esterni può venire dimenticata; ma è molto difficile sacrificare la
propria vita: come poteva, questo, essere trascurabile? L'onoratissimo sapeva
del suo dubbio e parlò volutamente della pazienza (ksanti), per reciderlo.
Quando il corpo era mutilato, l'assenza dei sentimenti di collera e di odio
dimostravano che la concezione di un ego era non-esistente. Questo era il dubbio
di Subuthi che il Buddha recise, ma nel sutra il significato è ancora più
profondo. L'Onoratissimo spezzò l'attaccamento dei Bodhisattva alla duplice
concezione di un ego e di un dharma, cioè sé e le cose. Subuthi, il Tathagata parla
della Perfezione della Pazienza (ksanti-paramita) che non è, ma è chiamata
Perfezione della Pazienza. Perché? Perché , Subuthi, in una vita del passato,
quando il mio corpo fu mutilato da Kaliraja, io non avevo alcuna nozione di un
ego, di una personalità, di un essere e di una vita. Perché? Perché, nel
passato, quando il mio corpo fu smembrato, se io avessi ancora conservato la
concezione di un ego, di una personalità, di un essere e di una vita, sarei
stato agitato da sentimenti di collera e di odio. Subuthi, io ricordo inoltre
che nel passato, durante le mie 500 vite antecedenti, io ero un Ksantyrsi (uno
dei dieci tipi di Rsi, o saggi, veggenti) e non conservavo alcuna concezione di
un ego, di una personalità, di un essere e di una vita. Perciò, Subuthi, i
Bodhisattva debbono dimenticare ogni concezione di forme e risolversi a
sviluppare la Mente dell'Illuminazione Suprema (Anuttara-samyak-sambodhi). Le
loro menti non debbono dimorare nella forma, nel suono, nell'odorato, nel gusto,
nel tatto e nel Dharma. Le loro menti non debbono dimorare in alcun luogo. Se le
menti dimorano in qualche luogo, quel luogo sarà la falsità. Ecco perché il
Buddha dice che le menti dei Bodhisattva non debbono dimorare nella forma quando
praticano la carità. Dubbio – se, dunque, la mente non dimora nelle
forme, tutte le cose saranno vuote. Se tutte le cose sono vuote, la saggezza che
può essere realizzata sarà egualmente vuota e non avrà sostanza. In che modo un
Dharma che non ha sostanza può essere usato come una causa per ottenere un
frutto? La risposta del Buddha è che egli deve credere veramente nelle parole
del Buddha, poiché lo stadio che il Tathagata aveva sperimentato non poteva
essere irreale o falso. Subuthi, le parole del
Tathagata sono vere e corrispondono alla realtà. Sono parole supreme, né
ingannevoli né eterodosse. Subuthi, il Dharma che il Tathagata ha conseguito non
è reale né irreale. Dubbio – Se la carità viene praticata con una
mente che non dimora nella forma, come può questa mente, che non dimora in alcun
luogo, ottenere il Prajna? Subuthi, se un Bodhisattva
pratica la carità con una mente che dimora nelle cose (dharma), egli è come un
uomo che entra nelle tenebre, in cui non può vedere nulla; ma se un Bodhisattva
pratica la carità con una mente che non dimora nel dharma, è come un uomo dagli
occhi aperti, che può vedere tutto nella luce del sole. Il Buddha indicò il vantaggio dell'avere una
mente che non dimora in alcun luogo. Una mente che dimora in qualcosa si associa
all'ignoranza. Dubbio – Supponendo che una
mente che non dimori in alcun luogo sia Prajna, come può essere all'unisono con
la Mente-Buddha? Subuthi, nelle età future, se
un uomo virtuoso od una donna virtuosa sarà in grado di ricevere, tenere nella
mente, leggere e recitare questo sutra, il Tathagata, con la sua Saggezza di
Buddha, saprà e vedrà chiaramente che tale persona conseguirà meriti
incommensurabili e illimitati. Subuthi, se da una parte un uomo virtuoso o una
donna virtuosa sacrifica nella pratica della carità tante sue vite quanti sono i
granelli di sabbia del Gange, al mattino, a mezzogiorno e alla sera, e continua
a farlo per innumerevoli eoni; e se dall'altra parte una persona dopo aver
ascoltato questo sutra, crede nella propria mente senza altre contraddizioni, il
merito di quest'ultima supererà il merito della prima. Quanto più questo sarà
vero, se questo sutra è scritto, ricevuto, conservato, letto, recitato ed
esposto ad altri! Questo dimostra l'identità della mente e del
Buddha. Il Buddha intese dire che il Prajna non ha parole scritte, ma le parole
scritte sono Prajna. I meriti derivano da un pensiero che si unisce per un
attimo con la Mente-Buddha. Subuthi, per riassumere, i
meriti che derivano da questo sutra sono inconcepibili, inestimabili e senza
limiti. Il Tathagata lo espose a coloro che sono iniziati al Mahayana e allo
Yana (Veicolo) Supremo. Il Buddha lodò questo prajna che benefica
soltanto coloro i quali hanno radici di qualità elevatissima. In precedenza
venivano frequentemente nominate le quattro forme che sono di natura GROSSOLANA.
Ora qui vengono nominate quattro concezioni che sono di natura SOTTILE. Subuthi, dovunque si troverà
questo sutra, tutti i mondi di deva, uomini e asura faranno offerte, perché tu
devi sapere che tale luogo è uno stupa che deve essere onorato, venerato con
offerte di fiori e di incenso. Il Buddha lodò l'eternità del Dharma-kaya del
Prajna. Inoltre, Subuthi, se un uomo
virtuoso o una donna virtuosa riceve, tiene in mente, legge e recita questo
sutra ed è disprezzato da altri, questa persona, che è destinata a soffrire
sorti maligne come retribuzione per i suoi passati peccati, ed i cui peccati
karmici sono ora sradicati dal disprezzo altrui, conseguirà l'Illuminazione
Suprema. Il Buddha lodò qui il Prajna che consente di
liberarsi di ogni ostruzione e di ogni schiavitù. Subuthi, io ricordo che negli
innumerevoli eoni passati prima dell'avvento di Dipamkara Buddha, io incontrai
84.000 miliardi di Buddha, ai quali feci offerte e che servii impeccabilmente.
Ora se nell'ultimo periodo di 500 anni nel kalpa (eone) del Buddha, qualcuno
sarà capace di ricevere, tenere in mente, leggere e recitare questo sutra, i
suoi meriti supereranno di gran lunga i miei, derivati dalle offerte fatte ai
Buddha, perché i miei meriti non possono essere considerati neppure una
centesima, una millesima, una decimillesima o una centomillesima parte di tali
meriti; non è possibile alcun confronto o alcun calcolo. Subuthi, se nell'ultimo
periodo del kalpa del Buddha un uomo virtuoso o una donna virtuosa sarà capace
di ricevere, tenere in mente, leggere e recitare questo sutra, la mia piena
proclamazione dei meriti di questa persona creerà sgomento, dubbio e incredulità
nelle menti di tutti gli ascoltatori. Subhuti, sappi che, come è inconcepibile
il significato di questo sutra, così è inconcepibile il frutto della sua
ricompensa. Il Buddha lodò così coloro che erano destati al
Prajna e che, nel pensiero di un attimo, nascevano istantaneamente nella
famiglia del Buddha, e non sarebbero mai stati più separati dai Buddha. I loro
meriti, perciò, erano insuperabili. FINE PRIMA PARTE DEL
SUTRA
Questo testo che possiede un insegnamento di natura molto profonda
e sottile, tanto che sono pochi coloro che lo intendono perfettamente, è
particolarmente importante per la scuola Ch'an o Zen.
E' quindi un Sutra
Mahayana, ed infatti si leggerà a più riprese come esso consideri gli altri
insegnamenti come transitori e destinati ad essere una preparazione alla
dottrina ben più profonda dello Mahayana.
Vorrei aggiungere che non di rado
coloro che comprendono anche solamente in parte la profonda saggezza di questo
sutra divengono commossi fino alle lacrime.
Personalmente lo amo
particolarmente perché indica direttamente la natura del Dharma senza
dilungarsi, usare metafore, abbellimenti od intenti educativi.
Inoltre è un
sutra che prende in considerazione donne virtuose così come uomini virtuosi, un
segno del marcato egualitarismo nel Mahayana che si rivolge in maniera
maggiormente paritaria sia ai monaci che ai laici di ogni estrazione e
sesso.
Ovviamente ogni frase va soppesata e ponderata accuratamente proprio
per i motivi sopra citati, tanto che non mi sento di raccomandare esattamente
questo testo a tutti: avere recepito gli insegnamenti iniziali del Buddhismo ed
averli meditati almeno per un po' di tempo in modo da averne per lo meno una
comprensione intuitiva è secondo me un prerequisito alla lettura di questo
sutra.
Il testo, che è stato il primo sutra ad essere stato stampato con data
certa - l'868 - nella storia, viene spesso frazionato in maniera errata in 32
capitoli e sottotitoli, cosa che qui nel commentario del 1616 non è applicata,
mentre viene rispettata la suddivisione in due tronconi dello scritto: nella
prima parte vengono spezzate da parte del Buddha le concezioni errate grossolane
di Subuthi, e nella seconda, con spesso un riproporsi sotto una nuova luce dei
medesimi temi, quelle più sottili e difficili da rintracciare nella propria
mente e che sono divenute accessibili proprio grazie alla prima parte
dell'insegnamento.
Così spesso le apparentemente inutili ripetizioni o
contraddizioni nel testo hanno un ben preciso intento comunicativo della Prajna
o saggezza inerente agli esseri.
In particolare mentre è facile capire
cosa siano le discriminazioni grossolane: il credere nell'esistenza delle cose, di una vita, di un io; è più
difficile accorgersi che quelle sottili sono le medesime illusioni, ma
trasferite per il desiderio dell'ego di conservarsi, al Dharma od Assoluto
stesso: si può erroneamente credere che l'Assoluto sia dotato di una
esistenza, una personalità, che naturalmente sono i propri; oppure che il
proprio ego, le cose, possano sussitere al suo interno "sub specie
aeternitatis".
Il superamento delle prime permette il raggiungimento di
quello stato di beatitudine e calma immobile che deve essere ancora abbandonato
per giungere col padroneggiare la seconda parte del sutra alla Prajna
completa.
La comprensione del sutra è resa ancora più difficile dato che il
Buddha poteva intuire i dubbi e le domande del suo interlocutore Subhuti e ad
essi rispondeva senza nemmeno che questi fossero coerentemente espressi.
In
questo commentario questi interrogativi sono resi evidenti, cosa che rende
possibile al lettore una più facile interiorizzazione dei contenuti.
Han Shan
introduce il testo vero e proprio asserendo che mentre da tempo numerosi
discepoli nutrivano dubbi sul Buddha e sul suo insegnamento, un giorno fortunato
Subhuti percepì nel Buddha qualcosa di straordinario ed all'improvviso lo lodò.
L'onorato usò i dubbi del suo interlocutore per reciderli e rivelargli la sua
vera Mente di Diamante, operando così anche a beneficio di tutti i
presenti.
Il commentatore afferma che tali dubbi si possono raggruppare in
tre categorie principali: dubbio su colui che espone, dubbio sul Dharma e dubbio
sulle proprie capacità. Vedremo presto come questi sorsero e come il Buddha li
risolse.
Le parti in corsivo sono il commento al sutra del settantenne Han
Shan che è qui riportato in maniera ridotta.
Ripeto l'invito ad acquistare il
libro che è davvero assai bello e contiene molti altri scritti
interessantissimi, buona lettura.
- Il termine Dharma può significare di
volta in volta la parola “cosa”, “legge, dottrina od azione morale” e lo stesso
Assoluto.
- Riguardo i tre corpi del Buddha: corpo fisico o Rupa-kaya; corpo
mentale o del merito o Sambhoga-kaya, ed essenziale o Dharma-kaya. Questi
vengono spesso usati come sostantivi della realtà fisica, sottile o della mente,
ed Assoluta.
- Se alcuni termini fossero sconosciuti, provate a consultare il
glossario del sito.
Un giorno all'ora del pasto l'Onoratissimo indossò la sua veste,
prese la sua ciotola ed entrò nella grande città di Sravasti per mendicare un
po' di cibo. Dopo aver mendicato di porta in porta egli ritornò. Quando ebbe
consumato il Suo pasto, ripose la veste e la ciotola, si lavò i piedi, riordinò
il suo seggio e sedette.
A quell'epoca l'anziano Subuthi, che era
nell'assemblea, si alzò dal suo seggio, si scoprì la spalla destra, si
inginocchiò sul ginocchio destro, giunse rispettosamente le palme delle mani e
disse al Buddha: E' eccezionale, Onoratissimo!
Ahimè il Thatagata era da 30 anni con i
suoi discepoli ed essi non sapevano ancora nulla dei suoi comuni atti. Poiché
non sapevano, pensavano che fossero atti comuni e li lasciavano passare
inosservati. Essi pensavano soltanto che egli fosse simile ad altri e perciò
sospettavano e non credevano ciò che egli diceva. Se Subuthi non avesse inteso
chiaramente, nessuno avrebbe conosciuto veramente il Buddha.
Come il
Thatagata protegge e provvede a tutti i Bodhisattva; come bene istruisce tutti i
Bodhisattva.
I Bodhisattva erano i
discepoli che studiavano la sua dottrina. Erano esattamente coloro che in
precedenza avevano la mente Hinayana e incominciavano a sviluppare la mente
Mahayana; erano tutti Bodhisattva le cui menti erano turbate dalla concezione
del vuoto.
Circa il modo di
acquietare la mente un esempio si può trovare nel dialogo fra Bodhidharma ed il
Secondo Patriarca Ch'an che era il suo assistente e che sollecitò da lui il
mezzo per acquietare la propria mente. Bodhidharma rispose: Portami la tua
mente, così che io possa acquietarla. Il Secondo Patriarca disse: Io non posso
trovare la mia mente. E Bodhidharma: rispose: Ora ho acquietato la tua mente.
Nella scuola Ch'an (Zen in Giappone) fu sufficiente una parola, e questa fu la
dottrina Ch'an. Ora l'Onoratissimo parlò di tanti metodi per acquietare la
mente, perché il suo cuore era pieno di compassione. Questa fu la scuola
dell'insegnamento. In fondo si trattava soltanto della ricerca della mente che
non poteva essere trovata.
Il Sutra del Diamante perciò non è un sutra di
parole profferite e scritte e non deve essere considerato tale. Il suo
significato meraviglioso è al di fuori delle parole.
Poiché
erano uomini del mondo, Sravaka e Pratyeka si aggrappavano all'idea del dimorare
a causa delle false abitudini acquisite attraverso l'uso di nomi e di termini, e
poiché ora essi erano risoluti ad entrare nel Mahayana era molto importante per
prima cosa eliminare tali false abitudini, perché né gli esseri viventi né il
Nirvana sono reali, essendo gli uni e l'altro inesistenti ed avendo come unica
sostanza nomi e termini. Una volta che nomi e termini fossero stati spazzati
via, le loro false abitudini sarebbero scomparse completamente e la mente
sarebbe divenuta automaticamente calma e serena, e in questo modo non sarebbe
stato necessario domarla e sottometterla. Perciò il Buddha insegnò loro
solamente come domare le loro menti e non disse nulla a proposito del mantenerla
nel silenzio e nell'immobilità, per non riportare in vita queste false
abitudini. Poiché il Buddha non vincolava gli altri ad un Dharma prefissato,
egli non parlò del dimorare nel silenzio e nell'immobilità.
Vimalakirti ha detto: Tutti gli
esseri viventi sono fondamentalmente nello stato di calma e di estinzione (della
reincarnazione, cioè nel nirvana) e non possono essere acquietati o diventare
ancora più estinti. Così quando innumerevoli esseri venivano liberati, in realtà
nessuno veniva liberato. E questo perché? Perché fondamentalmente non esiste
alcun ego. L'idea di un ego conduce a quella d'una personalità, e l'idea d'una
personalità è quella di un essere e di una vita. Colui che conserva queste
quattro nozioni non può essere chiamato Bodhisattva; e come può parlare di
salvare gli esseri viventi?
Non posso,
Onoratissimo!
Subuthi, quando un Bodhisattva pratica la carità senza una
mente che dimori nelle forme, il suo merito è altrettanto inconcepibile e
incommensurabile.
Così la mente che ricercava è posta in stato di
quiete; ogni desiderio di afferrare e di respingere scomparirà; essendo vuoto
l'interno e l'esterno, la Mente Una rimane immutabile. Per questo, il Buddha usò
la parola COSI'.
No,
Onoratissimo, il Tathagata non può essere veduto per mezzo della Sua forma
corporea. Perché? Perché quando il Tathagata parla di forma corporea, non è
forma reale.
Il Buddha disse a Subuthi: Tutto ciò che ha forma è irreale; se
tutte le forme vengono vedute come irreali, si percepirà il Tathagata.
Appare così chiaro che una
causa priva di forme collima esattamente con un frutto privo di forma.
Il Buddha disse: Subuthi, non parlare così. Negli ultimi 500 anni,
dopo il trapasso finale del Tathagata, vi saranno coloro che osserveranno le
regole della morale e compieranno buone azioni che produrranno benedizioni.
Costoro riusciranno a sviluppare una fede in queste frasi che considereranno
incarnazioni della Verità. Tu devi sapere che essi non avranno piantato buone
radici soltanto in una, due, tre quattro o cinque terre del Buddha. Essi avranno
piantato tali radici in innumerevoli migliaia e miriadi di terre del Buddha.
Udendo queste frasi, sorgerà in loro un unico pensiero di pura fede. Subuthi, il
Tathagata sa e vede tutto; gli esseri viventi acquisteranno così meriti
incommensurabili. Perché? Perché essi avranno spazzato via le false nozioni di
un ego, d'una personalità, di un essere e di una vita, del Dharma e del
Non-Dharma. Perché? Perchè se le loro menti si aggrappano alla forma, essi
continueranno ad afferrarsi alla nozione di un ego, di una personalità, di un
essere e di una vita. Perché? Perché se le loro menti si aggrappano al
Non-Dharma, continueranno ad aggrapparsi alla nozione di un ego, di una
personalità, di un essere e di una vita. Perciò, non si deve afferrare e
conservare la nozione di Dharma né quella di Non-Dharma. Ecco perché il
Tathagata ha sempre detto: O voi Bhiksu (Monaci), sappiate che il Dharma che io
espongo è paragonato ad una zattera. Persino il Dharma può essere posto da
parte: a maggior ragione, non potrà essere posto da parte il Non-Dharma?
Subuthi rispose: Così come io intendo
il significato dell'insegnamento del Buddha, non vi è alcun Dharma fisso
chiamato Illuminazione Suprema e non vi è ugualmente alcun Dharma fisso che il
Tathagata può esporre. Perché? Perché il Dharma che il Tathagata espone non può
essere afferrato e non può essere espresso: non è Dharma né Non-Dharma. Perchè
questo? Tutti i Bhadra (esseri noti per la loro bontà, ma ancora di condizione
umana) e gli Arya (esseri noti per la loro saggezza, essi trascendono i primi)
differiscono a causa del Dharma Eterno (Asamskrta).
Subuthi rispose: molto grande, Onoratissimo.
Perchè? Perché questo merito non è la natura del merito, il Tathagata lo dice
grande.
Subuthi, se d'altra parte qualcuno ricevesse e conservasse anche una
sola stanza di quattro versi di questo sutra, e l'esponesse ad altri, il suo
merito supererebbe quello del donatore di tesori.
Perché? Perché, Subuthi,
tutti i Buddha e il loro Dharma dell'Illuminazione Suprema hanno origine da
questo sutra. Subuthi, i cosidetti Buddha e Dharma non sono veri Buddha e
Dharma.
Questi erano i pensieri discriminanti
dell'assemblea e l'Onoratissimo nel paragrafo seguente pone domande a proposito
dei piccoli frutti (dell'insegnamento Hinayana) per recidere i loro
dubbi.
Subuthi rispose: No, Onoratissimo. Perché? Perché srota-apanna
significa entrare nel fiume, ma in realtà non vi è alcun entrare né nella forma,
nel suono, nell'odorato, nel gusto, nel tatto o nel dharma. Perciò egli è
chiamato srota-apanna.
Subuthi, che cosa pensi? Può un sakrdagamin (colui che
deve nascere ancora una volta sola) avere nella sua mente questo pensiero: Ho
ottenuto il frutto di un Sakrdagamin?
Subuthi rispose: No, Onoratissimo.
Perché? Perché sakrdagamin significa “che dovrà venire ancora una volta”, ma in
realtà non vi è né venire né andare. Perciò egli è chiamato
sakrdagamin.
Subuthi che cosa pensi? Può un Anagamin (colui che non torna,
che non rinascerà) avere nella sua mente questo pensiero: Ho ottenuto il frutto
di un Anagamin?
Subhuti rispose: No, Onoratissimo. Perché? Perché anagamin
significa “non venire”, ma in realtà il “non venire” non esiste. Perciò egli è
chiamato Anagamin.
Subuthi, che cosa pensi? Può un Arhat (un sant'uomo, il
tipo più elevato dello Hinayana) avere nella sua mente questo pensiero: Ho
ottenuto l'illuminazione di un Arhat?
Subuthi rispose: No, Onoratissimo.
Perché? Perché non vi è alcun Dharma chiamato Stato di Arhat. Onoratissimo, se
un Arhat pensa: Ho ottenuto l'illuminazione di un Arhat, si aggrappa ancora alla
nozione di un ego, di una personalità, di un essere e di una vita. Onoratissimo,
il Buddha ha dichiarato che io ho conseguito il Samadhi Senza Passioni (in cui
vi è assenza di distinzione fra sé e l'altro), e che io supero tutti gli uomini.
Io sono, perciò, l'Arhat senza passioni più elevato. Onoratissimo, io non penso:
Sono un Arhat senza passioni perché Onoratissimo, se io avessi pensato: Ho
raggiunto lo stato di Arhat, l'Onoratissimo non avrebbe detto: Subuthi si
compiace nella calma e nella quiete, libero dalla tentazione e dall'angoscia. Il
fatto che Subuthi non agisce (discriminando) è chiamato la calma e la quiete in
cui Subuthi si compiace.
No, Onoratissimo. Quando il Tathagata fu con Dipamkara Egli
non ottenne nulla dal Dharma.
No,
Onoratissimo. Perché? Perché questo non è vero adornamento; è semplicemente
chiamato adornamento delle terre del Buddha.
Subhuti, ecco perché tutti i
Bodhisattva e i Mahasattva (il più grande dei Bodhisattva, inferiore solo al
Buddha) debbono sviluppare una mente pura e monda che non dimori nella forma,
nel suono, nell'odorato, nel gusto, nel tatto e nel Dharma.
Essi devono
sviluppare una mente che non dimori in alcuna cosa.
Un altro dubbio era: poiché la mente deve essere pura e monda,
come può essere sviluppata? Per ottenere questo non è sufficiente non sviluppare
una mente contaminata dai sei oggetti dei sensi (guna), perché non vi è nulla
che sia puro e mondo in cui si possa dimorare per sviluppare tale mente. Era
stato detto che che quando erano cessati attaccamento, sentimento e sensazioni,
la mente pura sarebbe apparsa. Perciò il Buddha disse: essi devono sviluppare
una mente che non dimora in alcuna cosa. Il Terzo patriarca (del Ch'an) ha
detto: Non ricercate le cause (cooperanti) di ciò che esiste e non dimorate
nella pazienza del vuoto.
Questa è la dottrina o metodo per sviluppare una
mente che non dimori in alcun luogo. Nessun altro metodo per acquietare la mente
può superarla. E' per questo che il Sesto Patriarca conseguì l'illuminazione
istantanea, udendo questa frase.
Subuthi rispose: Molto grande, Onoratissimo. Perché? Perché
il Buddha dice che non è il vero corpo, ma è semplicemente chiamato un grande
corpo.
Il Buddha recise questo
dubbio dichiarando che il Dharma-kaya non era un corpo. Egli intendeva dire che
il Dharma-kaya non aveva forma, e la terra reale non aveva forma.
Quando la
concezione della mente e del mondo esterno è stata spazzata via, è raggiunto il
prajna assoluto, per rivelare la dottrina del Dharma-kaya che non dimora in
alcun luogo. Di conseguenza la Verità non ha bisogno di parole per essere
espressa. Chi crede in questo insegnamento accumulerà perciò meriti che saranno
incommensurabili. Nel prossimo paragrafo verrà stabilito un confronto tra questi
ed altri meriti.
Subuthi rispose: Molto grande, Onoratissimo! Quei fiumi sarebbero
innumerevoli, e tanto più innumerevoli sarebbero i loro granelli di
sabbia.
Subuthi, ora ti dirò, in verità: se un uomo virtuoso od una donna
virtuosa riempisse con i sette tesori un numero di universi grande quanto il
numero di granelli di sabbia di tutti quei fiumi e donasse questi tesori in
elemosina, il suo merito sarebbe grande?
Subuthi rispose: Molto grande,
Onoratissimo!
Il Buddha disse a Subhuti: Se un uomo virtuoso o una donna
virtuosa riceve e conserva nella mente anche una sola stanza di quattro versi di
questo sutra e la espone ad altri, il suo merito supererà quello del donatore
d'elemosina. Inoltre, Subuthi, dovunque venga esposto questo sutra, od anche una
sola delle sue stanze di quattro versi, sappi che tutti i deva (gli dei), gli
uomini e gli asura (figura simile ai mitici titani greci) presenteranno offerte,
come se quel luogo fosse uno stupa del Buddha od un suo tempio. Quanto più ciò è
vero se qualcuno è capace di ricevere, di conservare, di leggere e di recitare
l'intero sutra! Subhuti, sappi che una tale persona conseguirà il Dharma più
elevato e più raro. Dovunque questo sutra si trovi, lì si troveranno anche il
Buddha ed i suoi discepoli.
Il Buddha disse: questo sutra dovrà
essere chiamato “Prajna-paramita del Diamante” e con questo nome lo riceverete e
lo conserverete. Perché? Perché, Subuthi, il Prajna-paramita così come è esposto
dal Buddha, non è Prajna-paramita, ma è semplicemente chiamato così.
Nel paragrafo seguente viene indicato soltanto l'assoluto
Dharma-kaya. E' detto (nel Ch'an o Zen): Quando uno ha raggiunto la cima di un
palo alto cento piedi, deve fare un passo avanti. Ecco perché Subuthi, che era
ormai destato alla verità, si commosse fino alle lacrime e lodò l'insondabile
dottrina come un uomo che torna a casa dopo una lunga permanenza in terra
straniera.
Subuthi disse: Onoratissimo, il Tathagata non
espone nulla.
Subhuti rispose: Molte,
Onoratissimo!
Subhuti, il Tathagata dice che queste particelle di polvere non
sono reali, ma sono semplicemente chiamate particelle di polvere. Il Tathagata
dice che l'universo non è reale, ma è semplicemente chiamato universo.
No, Onoratissimo. Il Tathagata non può essere percepito per loro
mezzo. Perché? Perché il Tathagata dice che esse non sono reali, ma sono
semplicemente chiamate le 32 caratteristiche.
Il Buddha disse:
Proprio così! Subuthi, proprio così! Se in qualche luogo vi è un uomo che
ascolta questo sutra e non è pieno di allarme, di paura o di timore, sappi che
tale individuo è eccezionale. Perché? Perché, Subuthi, come dice il Tathagata,
la prima perfezione (paramita) non è tale, ma è semplicemente chiamata prima
perfezione.
Subuthi, tutti i Bodhisattva debbono perciò fare offerte
in questo modo per il bene di tutti gli esseri viventi. Il Tathagata parla di
forme che non sono forme e di esseri viventi che non sono esseri viventi.
Se costoro saranno capaci di ricevere, tenere in
mente, leggere e recitare ed esporre ad altri questo sutra, il Tathagata lo
saprà e farà sì che essi acquistino meriti inesprimibili e inconcepibili, senza
misura e senza limiti. Essi saranno responsabili della Suprema Illuminazione del
Tathagata. Perché? Perché, Subuthi, coloro che si compiacciono nel Hinayana
conservano la concezione di un ego, di una personalità, di un essere e di una
vita, e non possono ascoltare, ricevere, tenere in mente, leggere e recitare
questo sutra e spiegarlo ad altri.
Da quando era stata formulata la prima
domanda, tutti i dubbi nelle menti degli uomini decisi a sviluppare una grande
mente e ad agire da Bodhisattva, erano stati completamente recisi, uno ad uno.
Tuttavia, la duplice concezione della realtà dell'ego e della realtà del dharma
(le cose) ha aspetti grossolani ed aspetti sottili.
In precedenza, due
concezioni grossolane erano state spezzate nella ricerca dell'Illuminazione
(Bodhi): 1) quella della realtà dell'ego nei cinque skhanda (forma, percezione,
discernimento, ideazione e coscienza) del corpo e della mente e 2) quella della
realtà del dharma, nel compimento delle sei perfezioni (paramita).
Queste due
concezioni grossolane derivavano dall'attaccamento alle forme, e il Buddha
spazzò via i dubbi relativi al prajna nutriti dai Bodhisattva appena
iniziati.
A partire da questo momento, vengono spazzate via le due concezioni
sottili della realtà dell'ego e del dharma. I Bodhisattva che erano destati al
prajna si aggrappavano tuttavia alla convinzione che la saggezza che può
manifestarsi sia un ego; che il Bhutatathata (la Talità, la Realtà) che si
manifesta, sia una personalità; che ciò che può manifestarsi ed essere destato
sia un essere; e che il manifestarsi ed il destarsi che non vengono abbandonati,
ma continuano a perdurare come vita, siano una vita. Queste due concezioni sono
sottili, perché le quattro forme sono sottili: questo viene chiamato
conservazione e consapevolezza dell'ego.
Per questa ragione nella parte
seguente del sutra ricorre frequentemente la parola “Io”. Se questa concezione
della realtà dell'ego viene spezzata, non si vedrà il frutto del Buddha che può
essere ricercato.
Nel paragrafo seguente, la stessa domanda posta all'inizio
del sutra viene nuovamente formulata da Subuthi, ma il suo nuovo significato è
diverso dal precedente. I lettori lo tengano presente.