Allora Subhuti chiese al Buddha: Onoratissimo, se
un uomo virtuoso o una donna virtuosa decide risolutamente di sviluppare la
Mente Supremamente Illuminata, in che modo dovrà dimorare la sua mente, e come
deve essere domata? Da questo momento, le due concezioni sottili
della realtà dell'ego e del dharma vengono spezzate. Nel sutra, all'inizio, la
domanda: Come deve dimorare la mente? Come deve essere domata? Era stata
formulata perché i Bodhisattva da poco iniziati erano normali uomini decisi a
sviluppare una mente per la liberazione di tutti gli esseri viventi. Perciò,
essi avevano attaccamenti di ogni genere alle forme. Nella coltivazione di sé,
essi contavano sui loro corpi fisici dai cinque aggregati (skandha), e nella
loro pratica di carità per l'acquisizione dei meriti, si aggrappavano ai sei
oggetti grossolani dei sensi (guna). Nella loro ricerca dell'illuminazione, essi
affermavano l'apparenza esteriore del Nirmana-kaya del Buddha. Per loro la terra
del Buddha era ornata di tesori. Perciò, essi conservavano ancora attaccamento
alle forme nelle loro azioni, ed erano troppo lontani dal Prajna. Il Buddha
recise uno dopo l'altro tutti i dubbi che sorgevano nella mente di Subhuti, fino
a quando tutti i suoi concetti d'apparenza materiale furono eliminati e poté
essere realizzata la vera saggezza della reale talità della saggezza
(Bhutatathata-prajna), e questo ebbe come risultato il risveglio di Subhuti e la
dispersione dei dubbi dell'intera assemblea. La prima parte del sutra riguarda
quei punti, che non possono venire compresi a prima vista relativi
all'eliminazione dell'ego, causato dalla concezione di esso che ne ha l'uomo
comune, nella forma visibile dei cinque aggregati (skhanda). Le quattro forme
così percepite erano tutte grossolane. Dubbio – Se non vi è alcun Dharma che possa
consentire ad un individuo di conseguire l'illuminazione, la Bodhi che noi ora
apprendiamo non è un Dharma? L'Onoratissimo, che divenne Buddha perché aveva
ottenuto questo Dharma con Dipamkara Buddha, non aveva ottenuto veramente la
Bodhi? Come si può dire che non è stato ottenuto nulla? Subhuti, che cosa pensi?
Quando il Tathagata fu con Dipamkara Buddha, ebbe qualche cosa per mezzo del
quale Egli conseguì la Suprema Illuminazione? Il Buddha indicò che la
Bodhi non può essere conseguita, per distruggere un dubbio causato
dall'attaccamento all'idea del Buddha. Subhuti era insospettito e pensava che il
Buddha avesse ottenuto qualcosa, quando era con Dipamkara Buddha. L'Onoratissimo
spezzò, una dopo l'altra, le congetture erronee di Subhuti per rivelare la
non-acquisizione di un singolo dharma. Dubbio – Il prajna-dharma
era la vera causa del conseguimento dello stato di Buddha. Se, come era stato
detto ora, non vi è alcun dharma, non vi sarà alcuna causa. Se non è alcuna
causa, come può un individuo conseguire il frutto della Bodhi? Perché è così? Perché Tathagata significa la
talità di tutte le cose. Se qualcuno dice ancora: Il Tathagata ha ottenuto la
Suprema Illuminazione, io ti dico, Subhuti, che non vi è alcun dharma per mezzo
del quale il Buddha ha così fatto, perché, Subhuti, quella Illuminazione non fu,
in sé stessa, né reale né irreale. Ecco perché il Tathagata dice che tutti i
dharma sono dharma del Buddha. Subhuti, questi così detti dharma non sono, ma
vengono semplicemente chiamati tutti dharma. Questo dimostra che il Dharma-kaya non
appartiene né alla causa né a frutto. Subhuti, il quale non aveva compreso che
il Dharma-kaya sta al di là dell'una e dell'altro, si aggrappava all'idea che il
Tathagata avesse praticato e avesse conseguito. Il Buddha spazzò via questo
concetto dicendo che Egli non aveva conseguito nulla. Poiché temeva che Subhuti
non fosse sufficientemente destato a questo, Egli disse: Perché io dico che la
Bodhi non consegue nulla? Perché la parola Tathagata non può essere applicata a
cose materiali. E' l'assoluto nella sostanza stessa di tutte le cose. Inoltre,
tutti i dharma sono fondamentalmente assoluti. Come può questo essere realizzato
per mezzo della pratica? Perciò, io dico che non vi è alcun dharma che consenta
al Buddha di conseguire la Bodhi. Dubbio - Quando Subhuti udì che non vi è alcun
dharma che consente ad un individuo di sviluppare la propria mente, dubitò: Un
Bodhisattva è così chiamato perché egli ha un dharma per salvare gli esseri
viventi. Ora, se non vi è alcun dharma, da dove proviene il nome
Bodhisattva? Subhuti, allo stesso modo, se
un Bodhisattva dice: Io devo condurre innumerevoli esseri viventi a porre fine
alla reincarnazione ed a sottrarsi alla sofferenza, egli non può essere chiamato
Bodhisattva. Perché? Perché in realtà non vi è alcun dharma chiamato stadio del
Bodhisattva. Perciò, il Buddha dice: Di tutti i dharma, non ve ne è neppure uno
solo che possiede un ego, una personalità, un essere e una vita. Subhuti, se un
Bodhisattva dice: Io devo adornare le terre del Buddha, egli non può essere
chiamato Bodhisattva. Perché? Perché quando il Tathagata parla di tale
adornamento, tale adornamento non è, ma viene semplicemente chiamato
adornamento. Subhuti, se un Bodhisattva è perfettamente versato nella dottrina
della irrealtà dell'ego e delle cose, il Tathagata lo chiamerà un vero
Bodhisattva. Questo dimostra che il Dharma-kaya non ha alcun
ego, per spezzare le due sottili concezioni erronee del Bodhisattva circa la
realtà dell'ego e delle cose. Dubbio – Se un Bodhisattva non può vedere alcun
essere vivente da liberare né alcun regno da purificare, perché il Tathagata ha
cinque specie di vista? Per distruggere questo dubbio, il sutra indica che Egli
usa per occhi le menti degli esseri viventi e, personalmente, non ha cinque
specie di vista. Subhuti, che cosa pensi? Il
Tathagata possiede occhi umani? Questo dimostra che mente, Buddha ed esseri
viventi non differiscono l'uno dall'altro. Subhuti dubitava e pensava che,
poiché il Buddha possiede le cinque specie di occhi, dovevano esservi cose che
Egli può vedere, e mondi ed esseri viventi corrispondenti. L'Onoratissimo disse
che le Sue cinque specie di occhi non sono realmente occhi, e che Egli vede
usando le menti degli esseri viventi. Inoltre vi sono innumerevoli esseri
viventi nei mondi e il Tathagata li conosce tutti e vede tutte le loro menti
diverse perché quegli esseri sono la Sua mente. Perciò, quando la mente di un
essere è agitata da un pensiero, è la mente stessa del Tathagata ad agitarsi.
Come può dunque questo essergli ignoto ed invisibile? Subhuti, che cosa pensi? Se
qualcuno riempisse l'universo con i sette tesori e li donasse tutti nella sua
pratica di dana, questa buona causa permetterebbe al donatore di acquisire un
grande merito? Questo indica il merito senza forma. Subhuti si
aggrappava alla forma nella pratica del dana. Egli non comprendeva che il
donatore e i sei oggetti dei sensi sono fondamentalmente non-esistenti, perciò
ogni merito acquisito è egualmente non-esistente. Perciò, l'Onoratissimo spazzò
via questa concezione errata dichiarando che il merito è grande a causa della
non-esistenza del merito. Quando Egli disse: Non vi è alcun merito, Egli non
intendeva dire che non vi fosse affatto nessun merito. Poiché la capacità della
mente quando è libera dall'illusione è grande quanto lo spazio, il merito sarà
immenso. Dubbio – Quando Subhuti udì che la mente non
deve essere attaccata alla forma, quando libera gli esseri viventi e adorna le
terre del Buddha, dubitò e pensò: La liberazione di esseri viventi e
l'adornamento delle terre del Buddha sono le cause del conseguimento dello stato
di Buddha. Ora, se non vi sono esseri viventi da liberare né terre del Buddha da
adornare, ciò significa che non vi è causa alcuna. Egli pensò inoltre che, se
non vi è alcuna illuminazione da conseguire, non vi sarà alcun frutto. Se causa
ed effetto vengono spazzati via, non vi sarà alcun Buddha. Tuttavia, egli vedeva
la perfetta apparenza materiale del Tathagata: da dove proveniva? Questo dubbio
fu reciso dal Buddha, il quale indicò che il Tathagata non deve essere percepito
per mezzo della sua perfetta apparenza materiale. Subhuti, che cosa pensi? Può
il Buddha essere percepito per il suo corpo fisico (rupa-kaya) completamente
perfetto? Questo impedisce che le forme del Sambhoga-kaya
vengano usate per rivelare l'unità del Dharma-kaya e del Sambhoga-kaya. Il
Rupa-kaya completamente perfetto era il Sambhoga-kaya adornato di miriadi di
perfette virtù. Poiché molti eoni sono stati impiegati per liberare esseri
viventi per l'adornamento delle terre del Buddha, questo frutto che ne risulta è
una ricompensa della causa perfetta ed è chiamato dal Tathagata il Rupa-kaya
completamente perfetto. Inoltre, questo Sambhoga-kaya era fondamentalmente
Dharma-kaya e, per questa ragione, Egli disse: Non è il Rupa-kaya completamente
perfetto. Poiché Dharma-kaya e Sambogha-kaya sono una sola cosa, Egli disse: E'
chiamato il Rupa-kaya completamente perfetto. Ciò per spezzare la concezione
della realtà delle forme che sono viste, cioè l'oggettivo. Nella frase
successiva, Egli spazzò via la vista che era in grado di vedere, cioè il
soggettivo. Poiché il Sambhoga-kaya era identico al Dharma-kaya, non esistevano
forme che potevano essere viste. Poiché tanto la saggezza quanto il corpo, o
sostanza, erano assoluti, il male del vedere, o vista illusoria, era eliminato.
Poiché l'oggettivo veduto e la saggezza soggettiva si fondevano in una sola
cosa, si era scoperto il Dharma-kaya. L'uso del termine positivo “è” o del
termine negativo “non è” doveva evitare che i discepoli ricadessero nel vecchio
solco, scacciando le loro false concezioni. Ecco perché il Tathagata che
insegnava il Dharma in realtà non insegnava nulla. Dubbio – Subhuti, che aveva
udito che il Buddha non aveva forme visibili, dubitò e pensò: Chi insegna il
Dharma se non vi sono forme fiisiche? Il Buddha sopazzò via questa falsa
concezione dicendo che in realtà non vi è alcun Dharma da esporre. Subhuti, non dire che il
Tathagata pensa: Io devo esporre il Dharma. Non avere un simile pensiero!
Perché? Perché se qualcuno dice così, in verità calunnierà il Buddha, e non
riuscirà a comprendere il mio insegnamento. Subhuti, quando il Tathagata espone
il Dharma, in realtà non vi è alcun Dharma da insegnare; ma è semplicemente
chiamato insegnare il Dharma. Questo annientò il dubbio circa il
Sambhoga-kaya che esponeva il Dharma. Dalla Sua apparizione in questo mondo, il
Tathagata non aveva alcun Dharma reale da esporre. Egli si limitava a
infrangere, praticamente, le discriminazioni degli esseri viventi. Dubbio – Subhuti aveva già compreso la dottrina
del Dharma-kaya che non parla e non proclama nulla, che è un dharma
profondissimo; ma non sapeva come gli esseri viventi, nel futuro, vi avrebbero
creduto e l'avrebbero ricevuto. Questo dubbio sorse nella sua mente, e fu reciso
dalla dottrina della non-esistenza degli esseri viventi, esposta nei paragrafi
seguenti. Poi il saggio Subhuti disse al
Buddha: Onoratissimo, vi saranno nelle età future esseri viventi che crederanno
in questo Dharma, quando lo udiranno? Ciò dimostra l'assoluta unità degli esseri
viventi e del Dharma, per spazzare via la falsa concezione della realtà degli
esseri viventi. Subhuti aveva ottenuto la meravigliosa comprensione della
dottrina del Dharma-kaya e poteva credervi e riceverla. Tuttavia, questo Dharma
era molto profondo, ed egli non sapeva se, nelle età future, vi sarebbero stati
esseri viventi capaci di credervi. Ciò era dovuto alla sua visione della realtà
della nascita e della morte, che ancora non aveva abbandonato; perciò egli pensò
ai futuri esseri viventi. L'Onoratissimo rispose che gli esseri viventi erano
fondamentalmente l'assoluto, ed erano tutt'uno col Dharma. Come poteva esservi
un futuro? La talità degli esseri viventi e l'identità dei tre tempi sono lo
schema supremo del Prajna assoluto. Dubbio – Se il Dharma-kaya
non aveva forma e se non era possibile acquisire alcun dharma, perché era detto
che la pratica di tutte le buone virtù consente il conseguimento
dell'Illuminazione? Questo dubbio viene reciso dalla seguente dottrina
dell'assenza di acquisizione nella natura universale. Subhuti disse al Buddha:
Onoratissimo, il tuo conseguimento della Suprema Illuminazione significa che tu
non hai acquisito assolutamente nulla? Questo distrugge la falsa concezione di Buddha
e Dharma. Dubbio – Quale Dharma (pratica) è il migliore,
se il concetto di buon Dharma (pratica) è errato? Il seguente paragrafo spiega
che il Dharma che raggiunge il Prajna è quello insuperato. Subhuti, se da una parte un
uomo, nella sua pratica di carità dona i sette tesori, ammucchiati in una massa
grande come tutti i monti Sumeru dell'universo messi assieme, e dall'altra parte
un altro uomo riceve, tiene in mente, legge e recita anche solo una stanza di
quattro versi di questo Prajna-paramita-Sutra, e l'espone ad altri, il merito
derivante dal dana del primo non varrà una centesima, una millesima, una
decimillesima e una centomillesima parte di quello conseguito dal secondo,
poiché tra i due non è possibile fare un confronto concepibile. Queste parole lodano i meriti insuperati dal
prajna che abbandona la forma. La ragione è che il donatore dei tesori si
aggrappa ancora alle forme ed al desiderio di acquisire qualcosa per sé. Poiché
il prajna abbandona tutte le forme, è incomparabile e insuperabile. Dubbio – Subhuti aveva udito che gli esseri
viventi e i Buddha sono la stessa cosa. Se questo era vero, allora non vi erano
affatto esseri viventi. Quindi, perché è detto che il Tathagata deve liberare
gli esseri viventi? Così Subhuti si aggrappava ancora al concetto di un ego e di
una personalità. Nel passo seguente, questo dubbio viene reciso, spazzando via
tanto l'ego quanto la personalità. Subhuti, che cosa
pensi? Tu non devi dire che il Tathagata ha questo pensiero nella Sua mente: Io
devo liberare gli esseri viventi. Subhuti, tu non devi pensare questo. Perché?
Perché in realtà non vi sono esseri viventi che il Tathagata può liberare. Se vi
fossero, il Tathagata conserverebbe il concetto di un ego, una personalità, un
essere e una vita. Subhuti, quando il Tathagata parla di un ego, in realtà non
vi è alcun ego, per quanto gli uomini comuni lo credano. Subhuti, il Tathagata
dice che gli uomini comuni non sono, ma sono semplicemente chiamati uomini
comuni. Questo disperde il dubbio circa la
possibilità che il Buddha conservi il concetto di un ego e di una personalità,
per rivelare la vera essenza del Dharma-kaya. Era stato detto: Il Buddha e gli
esseri viventi sono la stessa cosa, e se questa dottrina dell'identità regge,
non vi è alcun Buddha e non vi sono esseri viventi. Perché è detto allora: Io
devo liberare gli esseri viventi? Poiché un essere vivente è una personalità, se
io lo libero, esiste l'io od ego. Se ego e personalità esistono realmente, non
verranno eliminate le quattro forme. Questo viene indicato nell'insegnamento
Ch'an come il raggiungimento della linea di confine del Dharma-kaya, – La così
detta cima del palo – ma non come penetrazione nella “Frase trascendentale” del
Dharma-kaya, – Od illuminazione completa – Per questa ragione , il Tathagata
pronunciò le parole per distruggere questa idea, quando disse: Non dire che io,
il Tathagata, ho questo pensiero di liberare gli esseri viventi. Se “io”
l'avessi, “io” sarei un uomo comune. Anche gli uomini comuni, ricordati dal
Tathagata, in realtà non sono uomini comuni. Come poteva Egli, allora,
conservare ancora la nozione di un io? Questo spazzò via tanto il concetto di
ciò che è santo quanto di ciò che è mondano, e il risultato fu l'imparziale
Unica Via. Questo completa la dottrina del prajna. Dubbio – Se il Dharma-kaya è privo
di ego e se la forma di Sambogha-kaya non può essere percepita per mezzo della
forma, l'Onoratissimo che era dotato di 32 caratteristiche fisiche non era un
vero Buddha? Subhuti, che cosa pensi? Può
il Tathagata essere riconosciuto dalle sue 32 caratteristiche
fisiche? Il Buddha indicò che il Nirmana-kaya non poteva
rivelare il Dharma-kaya, che era al di là di tutte le forme. Subhuti aveva già
compreso che un Buddha era un vero Buddha quando il suo Dharma-kaya era senza
ego e il suo Sambogha-kaya non aveva caratteristiche. Ma egli dubitava ancora e
si chiedeva chi era il Buddha lì visibile con le sue 32 caratteristiche fisiche.
L'Onoratissimo spezzò questa falsa concezione dicendo che anche un sovrano del
mondo aveva le 32 caratteristiche fisiche. Subhuti comprese che il Tathagata non
poteva essere riconosciuto per le Sue 32 caratteristiche fisiche, e
l'Onoratissimo lesse il gatha dell'abbandono delle forme, che diceva: - Colui
che mi vede per mezzo dell'apparenza esteriore - e mi cerca nel suono - percorre
il sentiero eterodosso - e non può percepire il Tathagata. Dubbio – Subhuti aveva
udito che né il Dharma-kaya né i Sambogha-kaya avevano forma e che il
Nirmana-kaya non era reale. Ora sorse nella sua mente, per quanto riguardava il
Dharma-kaya, l'idea dell'annientamento, poiché era incapace di raggiungere la
reale natura del Dharma-kaya. Il Buddha spezzò questa concezione con la Sua
dottrina del non-annientamento. Subhuti, se tu hai in mente
questo pensiero: Il Tathagata non conta sul possesso di caratteristiche per
ottenere la suprema Illuminazione, Subhuti, bandisci tale pensiero. Subhuti, se
tu lo pensi, mentre sviluppi la Mente dell'Illuminazione Perfetta, tu sosterrai
l'annientamento di tutti i dharma. Non avere un tale pensiero. Perché? Perché
chi sviluppa la Mente della Suprema Illuminazione, non sostiene l'annientamento
delle cose. Il Buddha spezzò la concezione di
annientamento. Quando Subhuti udì che la forma doveva essere abbandonata per
percepire il Buddha, gli sorse nella mente la concezione dell'annientamento, ed
egli pensò che il Tathagata non contasse sul possesso di caratteristiche per
conseguire l'illuminazione. Il Buddha gli insegnò questo: Non avere un simile
pensiero, perché se lo hai nella tua mente, sosterrai l'annientamento di tutti i
dharma. Coloro che sviluppano la Mente della Bodhi, non sostengono
l'annientamento delle cose, ma soltanto la non-esistenza dell'ego in tutte le
cose. Se un Bodhisattva sa che tutti i dharma sono senza ego e riesce a
praticare la perfezione (paramita) della pazienza, il suo merito supererà quello
di colui che donasse i sette tesori in quantità sufficiente a riempire mondi
numerosi come i granelli di sabbia del Gange, perciò il primo non riceve
ricompensa per i suoi meriti. Quando viene detto che egli non riceve nessuna
ricompensa , ciò non significa che non vi è affatto ricompensa alcuna. E'
sufficiente non desiderare alcun merito né esservi attaccati. E' detto: Nessuno
che fa, nessun fatto e nessuno che riceve, ma il karma buono e malvagio non può
essere spazzato via. Dubbio – Era detto che non vi è né ego né
ricevitore di meriti, ma quando si vedeva il Tathagata camminare, stare fermo,
sedere o sdraiarsi, questo non era il Suo ego? Ciò era dovuto all'attaccamento
alla falsa concezione di unità-con-differenziazione dei Tre Corpi (Del Buddha,
cioè il Trikaya) e alla non-comprensione del Dharma-kaya universalizzato.
Subhuti, se qualcuno dice che
il Tathagata viene o va, siede o giace, non comprende ciò che io intendo dire.
Perché? Perché il Tathagata non ha un luogo da cui viene né un luogo a cui
va. Fino a quel momento Subhuti, a causa della sua
falsa concezione del venire e dell'andare, aveva pensato che il Tathagata fosse
uno il cui portamento ispirava rispetto. Il Tathagata, in realtà, veniva e
andava? Era venuto al momento in cui ogni attaccamento era scomparso e tutti i
sentimenti e le sensazioni erano cessate, e in cui il discepolo comprese
l'identità del mutevole e dell'immutabile. Egli raggiunse così la meravigliosa
realtà dell'assoluto. Tuttavia, egli conservava ancora la falsa concezione
dell'unità-con-differenziazione e la sua mente non poteva ancora afferrare il
profondo significato del Trikaya in un unico corpo. Questa concezione errata
viene spazzata via nel seguente paragrafo che parla del mondo e della
polvere. Subhuti, che cosa pensi? Se un
uomo virtuoso od una donna virtuosa riducesse in polvere tutti i mondi
dell'universo, quelle particelle di polvere sarebbero molte? Questo spezzava la falsa concezione
dell'Unità-con-differenziazione. Poiché la mente di Subhuti non aveva ancora
afferrato la realtà del Trikaya in un unico corpo, l'Onoratissimo usò come
esempio la polvere e il mondo, per indicare che la prima non era monistica, né
l'altro pluralistico. Le particelle di polvere, unite insieme per formare un
mondo, sembrano pluralistiche, ma in realtà non lo sono. Quando il mondo viene
spazzato e ridotto in polvere, sembra monistico, ma in realtà non lo è. Perciò
la così detta Unità-con-differenziazione non si realizza in alcun luogo, e
quindi non è reale. Se l'Unità-con-differenziazione esistesse, sarebbe soltanto
un agglomerato senza realtà permanente. Un agglomerato deve la sua esistenza
apparente ad una concezione dualistica, perché il monismo non può essere
pluralistico, né il pluralismo può essere monistico. Se la polvere esiste
realmente, non può agglomerarsi per formare un mondo, e se esiste davvero un
mondo, non può essere ridotto in polvere. L'uomo comune scambia per unità tutto
questo, ma l'unità di cui parlava il Tathagata era diversa. L'uomo comune non
può rinunciare ai due estremi, come esistenza e non-esistenza, o monismo e
pluralismo, e si aggrappa ad essi. Questo spiega la sua incapacità di
comprendere la dottrina del Trikaya in un unico corpo del Dharma-kaya
universalizzato. Dubbio – Se il Dharma-kaya è universale e se
tutte le cose sono irreali e non possono essere concepite, perché il Buddha
parlava della concezione delle quattro forme? Subhuti, che cosa pensi? Se
qualcuno dice: Il Buddha parla della concezione di un ego, una personalità, un
essere e una vita, Subhuti, questa persona comprende ciò che io intendo
dire? Questo spazzò via la sottile concezione
dell'abbandono della forma. Subhuti aveva già compreso la dottrina dell'assoluto
Dharma-kaya universalizzato, ma dubitava ancora e pensava: Se il corpo, o
sostanza, del Dharmakaya non poteva essere veduto per mezzo della forma, perché
il Tathagata parlava dell'abbandono della concezione delle quattro forme? Il
Buddha temeva che Subhuti potesse avere ancora questo dubbio celato nella mente
e gli rivolse questa domanda: Se qualcuno dice: L'Onoratissimo afferma che vi è
la concezione delle quattro forme, tu pensi che costui comprenda ciò che io
intendo dire? Allora Subhuti comprese e rispose: No, questa persona non può
comprendere ciò che intende il Tathagata. Perché? Perché quando l'Onoratissimo
parla della concezione delle quattro forme, in realtà non vi è alcuna concezione
del genere che possa venire indicata e discussa. Questo servì a spazzare via
l'attaccamento alla concezione relativa alle forme. Perciò, Egli disse No, e
questo No era di significato diverso da quello che aveva detto nelle occasioni
precedenti in cui Egli aveva usato tale parola. Prima era usato frequentemente
in senso negativo, mentre qui bandiva completamente la concezione relativa alle
forme, conservata nelle menti degli esseri viventi. Essi, non il Buddha,
conservavano questa concezione. Perciò egli disse: E' chiamata la concezione
delle forme. Qui, anche le due parole “è chiamata” differiscono nel significato
da quando erano state usate prima. Gli studenti debbono esaminare attentamente
questa differenza di significato. Dubbio – Subhuti, che era stato destato alla
sostanza del Dharma-kaya dubitava e pensava che, se il Dharma-kaya non poteva
esporre il Dharma, chi parlava era il Nirmana-kaya e il Dharma esposto dal
Nirmana-kaya non poteva raggiungere la regione del Dharma-kaya. Dunque, come
potevano acquisire meriti coloro che osservavano questo Dharma? Il paragrafo
seguente spiega che il Dharma esposto dal Nirmana-kaya era il vero Dharma,
perché il Trikaya era in un unico corpo. Subhuti, se da una parte
qualcuno donasse in carità i sette tesori, in quantità sufficienti a riempire
tutti i mondi in innumerevoli eoni, e se dall'altra parte un uomo virtuoso od
una donna virtuosa sviluppasse la mente della Bodhi, e ricevesse, tenesse in
mente, leggesse e recitasse anche una sola stanza di questo sutra e l'esponesse
ad altri, il merito di quest'ultima persona supererebbe quello della prima. In
qual modo ciò deve essere insegnato ad altri? Insegnandolo senza attaccamento
alla forma, con l'immutabilità dell'assoluto. Questo indica che il Buddha Nirmana-kaya
insegna il Dharma assoluto. Subhuti dubitava e pensava che, se il Dharma
insegnato dal Buddha Nirmana-kaya non raggiungeva la regione del Dharma-kya, non
era possibile conseguire meriti. Il Buddha disse che il dharma insegnato dal
Nirmana-kaya era, esattamente, come se venisse insegnato dal Dharma-kaya, a
causa dell'unità del Trikaya; e se anche soltanto una stanza di quattro versi di
questo Dharma fosse stata tenuta in mente e insegnata ad altri, i meriti
risultanti sarebbero stati insuperabili, grazie al distacco della forma
nell'immutabilità dell'assoluto. Questa è stata chiamata la spiegazione del
Dharma per mezzo della polvere e delle regioni (Del mondo, qui si intende la
Realtà che pervade ogni cosa). Dubbio – Poiché il Dharma-kaya è calmo e non
suscettibile di reincarnazione come può chi è calmo esporre il Dharma? Il passo
seguente indica l'esatta meditazione. Poiché il Prajna è immateriale, per prima
cosa si deve guardare nel fenomenico per ottenere la susseguente entrata nel
vuoto che è chiamato vuoto assoluto, in considerazione dell'identità
dell'apparente con il reale. Perché è così? Questa meravigliosa meditazione conduce
all'entrata nel vero vuoto del Prajna. Poiché il vero vuoto è immobile e
silenzioso e insondabile, la meditazione deve essere fatta per mezzo
dell'apparenza, e se la meditazione sulle sei cose sopra ricordate, cioè sogno,
illusione, bolla, ombra, rugiada e lampo, riesce, appare il vero vuoto. Fino a
questo punto è stato esposto il Principio Dominante, o legge Fondamentale, ma
qui viene dato il metodo di meditazione che gli studenti debbono seguire per
entrare nel Prajna. Qui viene trattato finalmente il vero regno del
Dharma-kaya. Quando il Buddha ebbe finito
di esporre questo sutra, l'anziano Subhuti e tutti i bhiksu, bhiksuni, upasaka,
upasika (discepolo e discepola laici), e tutti i mondi di deva, uomini e asura
che avevano ascoltato il Suo insegnamento si allietarono e credettero, lo
ricevettero e l'osservarono. Gli ascoltatori si allietarono e le loro menti
furono meravigliosamente unite alla dottrina. Poiché la loro fede era sincera,
essi ricevettero con zelo il sutra, e l'osservarono
risolutamente.
Il Buddha disse a Subhuti: Un uomo virtuoso o una donna
virtuosa che decide risolutamente di sviluppare la Mente supremamente Illuminata
dovrà svilupparla così: Io devo condurre tutti gli esseri viventi a porre fine
alla reincarnazione ed a sottrarsi alle sofferenze, e quando essi saranno stati
condotti a tanto, nessuno di loro in realtà avrà posto fine alla reincarnazione
o si sarà sottratto alla sofferenza. Perché? Perché, Subhuti, se un Bodhisattva
si aggrappa alla nozione di un ego, di una personalità, di un essere e di una
vita, egli non è un vero Bodhisattva. Perché? Perché Subhuti, non vi è realmente
un Dharma che possa sviluppare la Mente della Suprema Illuminazione.
A partire da questo punto, la seconda
parte del sutra, tratta l'eliminazione di dubbi nutriti da Bodhisattva che sono
già destati al Prajna, ma che non abbandonano ancora l'idea della saggezza che
può realizzare. Essi intendono questa saggezza come un ego. Questa è
l'autoconservazione e l'auto-consapevolezza dell'ego. Questi sono i due vincoli
sottili della realtà dell'ego e del dharma, e le quattro forme sono ora sottili.
Per questa ragione, la parola Io ricorre spesso, ora, nel sutra che dice: Io
devo guidare tutti gli esseri viventi a distruggere l'incarnazione, e non nomina
la pratica del dana. Ciò mostra che, sebbene l'adempimento meritorio sia
completo, la concezione di Buddha e di esseri viventi non è ancora completa.
Prima le loro concezioni erano grossolane, ma ora sono sottili.
In questa
seconda domanda: Come deve dimorare la mente? Il Bodhisattva ha già abbandonato
la concezione dei cinque aggregati, ma poiché non ha abbandonato le sue vecchie
abitudini, ricerca ancora un luogo di quieta dimora nella Saggezza del
Bhutatathata. Inoltre egli è impaziente nella sua ricerca dell'illuminazione
(Bodhi) e si aggrappa all'idea che la Bodhi debba avere un luogo in cui
dimorare. Poiché non può ricercarlo, la sua mente è inquieta, ed egli domanda:
Come deve essere domata la mente? La mente che ricercava lo stato di Buddha era
inquieta, perché si aggrappava ancora alle sue concezioni di Buddha e degli
esseri viventi, e perché non riusciva a percepire l'identità di essi. La domanda
è la stessa, ma il suo significato, ora, è diverso. Per questa ragione,
l'Onoratissimo spazza via questo dubbio dicendo che coloro i quali sviluppano la
Mente della Bodhi debbono considerare il fatto che non un solo essere vivente è
stato liberato, attualmente, dopo che essi hanno liberato tutti gli esseri
viventi, perché questi sono fondamentalmente Bhutatathata e non debbono essere
assoggettati ad una ulteriore estinzione della reincarnazione. Se questi
Bodhisattva conservano ancora la concezione della fine della reincarnazione e
del sottrarsi alla sofferenza, non possono liberarsi della falsa idea delle
quattro forme e non possono essere veri Bodhisattva. Perché? Perché gli esseri
viventi sono fondamentalmente calmi, non si reincarnano e sono identici alla
stessa Bodhi. Che altro deve essere ricercato allora? Questa è la dottrina del
non vedere il frutto del Buddha.
No, Onoratissimo. Così come io
intendo il significato dell'insegnamento del Buddha, quando Egli fu con
Dipamkara Buddha, Egli non ebbe alcun Dharma per mezzo del quale raggiunse
l'Illuminazione Suprema.
Il Buddha disse: Proprio così, Subhuti, proprio
così! Non vi fu in realtà alcun dharma per mezzo del quale il Tathagata conseguì
l'Illuminazione Suprema. Subhuti, se vi fosse stato, Dipamkara Buddha non
avrebbe predetto: Nella tua prossima vita, tu sarai un Buddha chiamato
Sakyamuni.
Subhuti, supponendo che vi sia
un uomo il cui corpo è grande..
Subhuti disse: Onoratissimo, il grande corpo
di cui parla il Tathagata non è grande, ma è semplicemente chiamato un grande
corpo.
Nella setta Ch'an, questo è il Sentiero
Trascendentale che tutti i Buddha del passato, presente e futuro proibiscono di
considerare..Se lo si fa, si diventa ciechi, perché in esso non vi è spazio per
ricercare ed aggrapparsi. La Tathagata-bodhi non ha caratteristiche positive a
cui aggrapparsi. E' sufficiente non conservare concezioni sovvertite di
annientamento e di permanenza in rapporto a tutte le cose. Perciò il Buddha
disse: Non è reale né irreale, perché tutti i dharma non sono dharma. Se un o
comprende che il grande corpo non ha corpo, comprenderà prontamente che tutti i
dharma in realtà non sono dharma.
Subhuti si afferrava all'idea che un
Bodhisattva fosse così chiamato a causa dell'esistenza di un dharma che gli
permetteva di liberare tutti gli esseri viventi. L'noratissimo gli disse che non
vi era alcun dharma reale per distruggere l'idea della realtà delle cose.. Egli
temeva che Subhuti avesse un dubbio circa l'irrealtà del dharma, senza il quale
dharma una terra del Buddha non poteva essere adornata. Perciò, l'Onoratissimo
indicò che la terra o regno della pace permanente e dell'illuminazione non aveva
bisogno di adornamenti, per distruggere l'idea di una mente che vi dimora e
della realtà di un ego.
Sì, Onoratissimo, il Tathagata possiede occhi
umani.
Subhuti, che cosa pensi? Il Tathagata possiede occhi di deva?
Sì,
Onoratissimo, il Tathagata possiede occhi di deva.
Subhuti, che cosa pensi?
Il Tathagata possiede occhi della saggezza?
Sì, Onoratissimo, il Tathagata
possiede occhi della saggezza.
Subhuti, che cosa pensi? Il Tathagata possiede
occhi del Dharma?
Sì, Onoratissimo, il Tathagata possiede occhi del
Dharma.
Subhuti, che cosa pensi? Il Tathagata possiede occhi di
Buddha?
Sì, Onoratissimo, il Tathagata possiede occhi di Buddha.
Subhuti,
che cosa pensi? Il Tathagata dice che i granelli di sabbia del Gange sono
granelli di sabbia?
Sì, Onoratissimo, il Tathagata dice che sono granelli di
sabbia.
Subhuti, che cosa pensi? Se vi fossero tanti fiumi Gange quanti sono
i granelli di sabbia del Gange, e se vi fossero tanti regni del Buddha quanti
sono o granelli di sabbia di tutti questi fiumi, vi sarebbero molti sistemi nel
mondo?
Molti, Onoratissimo!
Il Buddha disse: Gli esseri viventi in tutti
questi mondi hanno molte menti diverse che sono tutte note al Tathagata. Perché?
Perché le menti di cui parla il Tathagata non sono menti, ma vengono
semplicemente chiamate menti. E perché? Perché, Subhuti, è impossibile trovare
la mente passata presente o futura.
Subhuti dubitava ancora
e pensava: poiché la mente di un essere nasce e muore, anche la mente del
Tathagata nasce e muore? Per questa ragione l?onoratissimo disse che in tutto
questo la mente di un essere è fondamentalmente l'assoluto e non ha né nascita
né morte, così come la mente del Tathagata che è nella condizione universale di
Nirvana. Il Tathagata e gli esseri viventi sono chiaramente immutabili e liberi
dalla nascita e dalla morte come dal venire e dall'andare. Questa è l'identità
di Mente, Buddha ed essere vivente. Per questa ragione, una mente non può essere
trovata nel passato, nel presente o nel futuro.
Fino a questo momento, il
Tathagata aveva spazzato via ogni attaccamento, dicendo che non vi sono terre
del Buddha da adornare, né esseri da liberare. Egli temeva comunque che Subhuti
rivolgesse i propri pensieri alla non-esistenza delle terre e degli esseri
viventi e pensasse che, poiché la carità non produceva alcun merito, era inutile
praticarla. Perciò l'Onoratissimo spazzò via questo dubbio dichiarando che il
merito del non-merito è il merito più grande.
Sì, Onoratissimo, per questa buona causa, il donatore
acquisirebbe un grande merito.
Subhuti, se il merito fosse reale, il
Tathagata non lo direbbe grande. Egli lo dice perché non vi è alcun merito.
No, Onoratissimo, il Tathagata non deve essere percepito così.
Perché? Perché il Buddha dice che il rupa-kaya completamente perfetto non è, ma
è semplicemente chiamato rupa-kaya completamente perfetto.
Subhuti, che cosa
pensi? Può il Tathagata essere percepito per mezzo delle sue forme completamente
perfette?
No, Onoratissimo, il Tathagata non deve essere percepito così,
perché il Tathagata dice che le forme completamente perfette non sono, ma sono
semplicemente chiamate forme completamente perfette.
Il Buddha disse: Subhuti, gli esseri
viventi di cui tu hai appena parlato, non sono esseri viventi né non esseri
viventi. Perché? Perché, Subhuti, il Tathagata dice che questi esseri non sono
realmente, ma vengono semplicemente chiamati esseri viventi.
Il Buddha rispose: Proprio così,
Subhuti, proprio così; io non ho acquisito neppure il minimo dharma dalla
Suprema Illuminazione. Inoltre, Subhuti, questo Dharma è universale e
imparziale; perciò è chiamato Illuminazione Suprema. La pratica di tutte le
buone virtù, libera da ogni attaccamento ad un ego, una personalità, un essere e
una vita, avrà come risultato il conseguimento della Suprema Illuminazione.
Subhuti, le così dette buone virtù, dice il Tathagata, non sono buone, ma sono
semplicemente chiamate buone virtù.
Subhuti aveva già compreso che il Dharma-kaya era puro e mondo, e
che non vi era alcun dharma che potesse venire acquisito. Tuttavia, egli
dubitava ancora e pensava che vi fosse una attuale acquisizione quando il Buddha
diceva che la pratica di tutte le buone virtù avrebbe consentito ad un individuo
di conseguire l'illuminazione. Egli pensò: Il frutto Bodhi del Tathagata non era
stato acquisito? Il Buddha rispose che nulla era stato ottenuto, perché il
Buddha e gli esseri viventi sono la stessa cosa, e non due entità diverse. Bodhi
significa questo e niente altro. Perciò non vi è nulla che possa essere
realizzato e conseguito. Quando fu detto che la pratica delle buone virtù
conduceva al conseguimento della Bodhi, ciò significava che le quattro forme
dovevano essere abbandonate, quando si praticavano queste buone virtù. Così come
la pratica era equivalente alla non-pratica, il conseguimento era equivalente al
non-conseguimento. Poiché non vi era alcuna acquisizione, il Dharma era
veramente perfetto.
Subhuti rispose: Sì.
Il Buddha disse: Subhuti, se il Tathagata
può essere riconosciuto dalle sue 32 caratteristiche fisiche, un sovrano del
mondo (Cakravarti) sarebbe il Tathagata.
Subhuti disse al Buddha:
Onoratissimo, così come io comprendo il tuo insegnamento, il Tathagata non può
essere riconosciuto dalle Sue 32 caratteristiche fisiche.
Allora
l'Onoratissimo recitò il seguente gatha:
“Colui che mi vede per mezzo
dell'apparenza esteriore
E mi cerca nel suono
Percorre il sentiero
eterodosso
E non può percepire il Tathagata”.
Subhuti, se da una parte un Bodhisattva donasse, nella sua
pratica di dana, tutti i sette tesori in quantità sufficienti a riempire tanti
mondi quanti sono i granelli di sabbia del Gange, e se dall'altra parte un altro
uomo comprendesse che tutti i dharma sono privi di ego e così conseguisse la
perfezione della pazienza (ksanti), il merito di quest'ultimo supererà quello
del primo. Perché? Perché, Subhuti, tutti i Bodhisattva non ricevono ricompensa
per i loro meriti.
Subhuti chiese al Buddha: Onoratissimo, perché i
Bodhisattva non ricevono ricompensa per i loro meriti?
Subhuti, i Bodhisattva
non devono avere desideri e attaccamenti quando praticano virtù meritorie:
perciò, non ricevono una ricompensa.
Perciò Egli è chiamato Tathagata.
Subhuti rispose:
Molte, Onoratissimo. Perché? Perché se esse esistessero davvero, il Buddha non
direbbe che sono particelle di polvere, esse non sono, ma sono semplicemente
chiamate particelle di polvere. Onoratissimo, quando il Tathagata parla di
mondi, essi non sono, ma sono semplicemente chiamati mondi. Perché? Perché, se
esistono davvero, sono soltanto agglomerati. Il Tathagata parla di agglomerati
che non sono, ma sono semplicemente chiamati agglomerati.
Subhuti, non è
possibile parlare di ciò che è chiamato un agglomerato, ma l'uomo volgare prova
desiderio ed attaccamento per esso.
No, Onoratissimo, quella persona non comprende. Perché? Perché quando
il Tathagata parla della concezione di un ego, una personalità, un essere e una
vita, essa non è realmente, ma è semplicemente chiamata concezione di un ego,
una personalità, un essere e una vita.
Subhuti, colui che sviluppa la Mente
dell'Illuminazione Suprema deve sapere, vedere, credere e comprendere tutte le
cose; non deve erigere nella sua mente la percezione delle cose
(dharma-laksana). Subhuti, il Tathagata dice che la così detta forma delle cose
non è, ma è semplicemente chiamata forma delle cose.
Poiché tutti gli esseri viventi sono illusi
e sconvolti dalle loro concezioni delle forme e poiché questo loro attaccamento
è molto difficile da spezzare, il Buddha usò la saggezza di diamante per
demolire queste concezioni una ad una, per consentire ai Suoi discepoli di
percepire la fondamentale saggezza del corpo del Dharma-kaya.
Dapprima essi
si aggrappavano alle forme dei cinque aggregati del corpo e della mente, e ai
dati dei sensi. Erano attaccati a queste forme mentre donavano elemosine per
acquisire meriti, nella loro ricerca dello stato di Buddha. L'Onoratissimo
spezzò questa concezione con la dottrina del non-attaccamento.
Poi, essi si
aggrapparono alla forma della Bodhi, e il Buddha spezzò questa concezione con la
dottrina del non-conseguimento.
Poi, essi si aggrapparono alla forma delle
terre del Buddha adornate di carità, e il Buddha spezzò questa concezione
dichiarando che non vi sono terre che possano essere adornate.
Poi, essi si
aggrapparono ai meriti che sarebbero apparsi sotto l'aspetto del corpo della
Ricompensa (Sambhoga-kaya), e il Buddha spezzò questa concezione dichiarando che
non è in realtà il corpo completamente perfetto (Rupa-kaya).
Poi, essi si
aggrapparono all'apparenza del Trikaya che il Tathagata possedeva, e il Buddha
spezzò questa concezione dichiarando che il Nirmana-kaya non è reale e che il
Sambhoga-kaya è al di là delle forme.
Poi, essi si aggrapparono alla
concezione che il Dharma-kaya debba avere forme, e il Buddha spezzò questa
concezione dichiarando che il Dharma-kaya non ne ha.
Poi, essi si
aggrapparono all'esistenza di un vero ego nel Dharma-kaya, e il Buddha spezzò
questa concezione dichiarando che tutte le cose erano prive di ego.
Poi, essi
si aggrapparono alla concezione che il Tathagata possedesse le forme del
Trikaya, e il Buddha spezzò questa concezione dichiarando che in realtà non è né
monistico né pluralistico.
Così tutte le loro concezioni errate vennero
spezzate una dopo l'altra, e con l'eliminazione di ogni idea di forma e di
apparenza, la mente non aveva più dove posarsi. Era venuto il momento in cui la
Legge fondamentale era nella sua assolutezza, dopo l'abbandono di tutti i
sentimenti e di tutte le sensazioni, e indicava direttamente la realtà del
Dharma-kaya. Poiché tutte le false forme che “erano vedute”
erano non-esistenti, era svanita anche la vista che “poteva
vederle”. Questo era il disegno supremo del vero Prajna, che
penetrava nel Sentiero Trascendentale del Dharma-kaya. Perciò il Buddha diede
loro questo comandamento: Colui che sviluppa la mente della Bodhi deve, nei
confronti di tutte le cose, sapere, vedere, credere e interpretare; non deve far
sorgere nella propria mente cose con forme (dharma-laksana). Soltanto allora
potevano esservi il vero sapere, vedere, credere e interpretare, e non sarebbero
mai più sorti il falso conoscere e vedere la forma delle cose. In questo modo,
le due concezioni della realtà dell'ego e delle cose sarebbero scomparse; la
concezione del santo e del mondano sarebbe stata sepolta nell'oblio, e non vi
sarebbe stato spazio per parole e discorsi e per attività mentali. Poiché
sarebbe errato agitare la mente e far sorgere un pensiero, Egli ripeté loro: Il
così detto dharma-laksana non è dharma-laksana. Questo era il vero e reale
dharma-laksana, che non era quello considerato falsamente. Questa era la
profonda dottrina del Prajna nella sua sottigliezza suprema.
Tutti i fenomeni sono come
Un
sogno, un illusione, una bolla ed un ombra,
Come la rugiada e i
lampo,
Così voi dovete meditare su di essi.