
Il
Glossario:
A
Arhat:
santo buddista tipico dell'Hinayana; rispetto al
Bodhisattva, egli consegue l'illuminazione per sè stesso e non ha fatto nessun
voto illimitato a differenza degli illimitati giuramenti del secondo (impegnarsi
in maniera illimitata significa già possedere una mente illimitata). A volte
questo termine è usato per designare un essere che si è liberato grazie agli
insegnamenti di un Buddha, il quale invece raggiunge da solo la
meta.
Avyakrtra:
cosa o stato mentale inclassificabile: né buono, né
cattivo; spesso si parla di ciò quando un praticante raggiunge uno stato di
meditazione di vuoto totale, ma non ha ancora compreso, non si è ancora
riscosso.
Avidya:
ignoranza, stato di non conseguimento del Nirvana;
la prima causa dell'esistenza.
B
Bhiksu:
monaco buddista.
Bhiksuni:
monaca
buddista.
Bodhi:
illuminazione.
Bodhisattva:
l' ideale del buddismo Mahayana,
persona che pronuncia diversi voti, fra i quali la promessa di non entrare nel
Nirvana per adoperarsi alla liberazione di tutti gli esseri. Per questo si pensa
che alcuni fra di essi (Venerati e spesso quasi deificati.) continuino ad
incarnarsi sotto forma umana a beneficio degli uomini comuni. Essendo i suoi voti illimitati si crede che possano sviluppare una mente altrettanto illimitata.
Buddha:
l'illuminato, il fondatore del Buddismo,
nato in India più di 2500 anni fa e debitore di molto all'induismo che esso ha
rinnovato, egli trovò questa religione in uno stato ormai fossilizzato, grazie
all'originalità del suo insegnamento e della sua comprensione. Egli è il modello
quasi irragiungibile per ogni buddista. A volte questa parola viene usata per
designare la stessa verità fondamentale.
Buddhismo:
religione del
Buddha, sebbene a stento si possa così chiamare, essendo più che altro una via
verso la realizzazione. Nata in India e dal suo substrato religioso si è espansa
in gran parte dell'Oriente, ha conosciuto un continuo evolversi e differenziarsi
in molte scuole; fra le più avanzate vi sono quella Tibetana e quella dello Zen.
Lo scopo unico di questo insegnamento è interrompere il ciclo continuo delle
nascite in questo mondo relativo (e quindi penoso) ed a cui siamo sottoposti;
per ottenere ciò occorre raggiungere il Nirvana che significa anche realizzare
la Prajna ed il Samadhi perfetti, attraverso la meditazione. Essa nega la
sostanzialità del Sé individuale e nella maggior parte delle sue correnti anche
quella dei vari fenomeni esterni.
C
Chakra.
supposti centri fisici, legati nella tradizione
ognuno ad una particolare parte del nostro essere, quindi alla visione della
realtà ed a vari poteri mentali o trascendentali, che sono usati come oggetto di
meditazione, specialmente dalla scuola induista. Oggi sappiamo che (a parte il
fatto che non bisognerebbe fare distinzioni fra mentale e fisico) essi sono pure
parti della nostra psiche, ognuna delle quali, chissà per quale motivo
associativo psicologico, si "lega" o si "riflette" nel centro fisico
corrispondente.
Ch'an:
nome in cinese dello Zen, letteralmente
meditazione, derivando dalla parola indiana Dhyana; per alcuni nome della Mente
stessa.
Cosa:
vedi Questo.
D
Dharma:
termine usato sia per indicare l'entità che tutto
comprende, al di là degli opposti del pensiero dualista, sia per riferirsi alla
legge fondamentale e quindi alla verità, alla religione; questi termini non sono
antiteci. La parola viene usata sia dagli Induisti che dai
Buddisti.
Dharmadhatu:
regno del Dharma, l'Assoluto che sottointende e
da cui proviene ogni cosa.
Dhyana:
termine indiano per meditazione,
quiete della mente; diventerà Ch'an in Cina e Zen in Giappone.
F
Faccenda:
da intendere alla stregua di Questo, con enfasi
sul processo realizzativo.
G
Gatha:
poesie, componimenti, canti.
Grossolani, concezioni od illusioni:
categoria così
chiamata nella terminologia buddista riguardante gli ostacoli alla comprensione
che si presentano di solito connessi al modo di pensare e concepire la realtà in
maniera discriminante. Solitamente questi sono direttamente accessibili dalla
coscienza individuale, per cui gli individui dotati di buona spiritualità sono
facilmente in grado di sbarazzarsene. Vedi anche
sottili.
Guna:
polvere, particella, elemento che viene definito causa
di contaminazione della altrimenti perfetta visione.
H
Haiku:
piccolo componimento poetico di tre strofe composte
da un numero di sillabe prefissate: 5/7/5.
Hinayana:
letteralmente
piccolo veicolo; agli inizi del Buddismo avvenne uno scisma e quelli che più
tardi divennero la corrente di maggiore successo diedero questo nome ai
rappresentanti della parte avversa (Che per loro stessi non usano tale termine,
ma quello delle loro varie scuole, come quella Theravada, l'unica scuola di
questa corrente oggi sopravissuta), mentre chiamarono la loro corrente Mahayana.
L'ideale dello Hinayana è l'Arhat e connesso a questo è la loro tipologia
religiosa che si presenta maggiormente elitaria e chiusa nell'ortodossia;
fondamentale è per il Theravada il pensiero che un realizzato non possa
soccorrere il prossimo se non aiutandolo a realizzare esso stesso
l'illuminazione, per cui in definitiva ogni essere si deve salvare da sé. La
pretesa del Bodhisattva di poter anche trasferire i propri meriti ad altre
persone è quindi distante da questa corrente religiosa che si basa molto sulla
legge e sui precetti, nonché sulla netta distinzione fra monaci e laici. Una
altra grande differenza è data poi dal fatto che essa crede alla sostanzialità
dei fenomeni esterni, pur negando per l'uomo, qui come il Mahayana, la
sussistenza di un Sé personale.
Hua T'ou:
di solito nello Zen una
domanda di qualsiasi genere che se risolta porta alla vera comprensione; il suo
reale significato è situato nell'attimo prima che si inizi a enunciarlo, in
quanto lì è percepibile la natura fondamentale che lo crea; poi diventa
discriminazione. Un Hua T'ou a volte proviene da un Koan, vedi, a volte è una
domanda autonoma come: Chi pronuncia il nome del Buddha?
I
Illuminazione:
raggiungimento del perfetto Samadhi, del
Nirvana, uno stato inconcepibile dal pensiero comune che abbraccia ogni cosa. In
particolare si distingue fra la prima illuminazione ed il suo approfondimento
chiamato con vari nomi: illuminazione meravigliosa, della funzione, dell'azione,
dei Patriarchi, del modo del non modo, del secondo Chan o con quant'altro
sinonimo. Nella prima, chiamata nella tradizione Zen del "Tathagata", a
differenza del mondo comune ove vi è la divisione fra gli opposti (ad esempio
fra soggetto ed oggetto) si realizza lo stato assoluto che travalica queste
divisioni fittizie; nella seconda l'illuminato ora torna a scorgere i particolari alla luce della sua interiorità risvegliata, divenendo maggiormente portato ad adoperarsi qui ed ora. E' questo
infatti una specie di ritorno consapevole alla vita comune, al mondano. Essa
prende il nome nella tradizione Chan di "Zen dei Patriarchi". Anche questa ha
vari stadi evolutivi prima di raggiungere la perfezione. Nella realizzazione ogni cosa deve risultare chiara, altrimenti questa
non è da considerarsi veritiera; questa è la caratteristica del buddhismo e di
altre pratiche iniziatiche o vie mistiche: non vi è solo una semplice fede, per
quanto lodabile, ma è necessaria anche la
comprensione.
Induismo:
religione indiana, antecedente al Buddismo,
tuttora la maggiore religione del paese (nessuno è profeta in patria!);
influenza molte delle credenze del Buddismo e dei suoi metodi di meditazione.
Anch'esso ricerca l'estinzione della sofferenza nel Nirvana.
K
Karma:
legge di retribuzione degli atti morali per cui,
attraverso le varie esistenze personali, ogni male o bene commessi vengono
adeguatamente ricompensati; questo meccanismo non va compreso in maniera
restrittiva e vincolante, giacchè non solo in esso sono comprese anche le stesse
idee che nutriamo, ma anche il fatto che il male commesso può essere riscattato
da un atto gratuito, un pensiero che ci allontani dal nostro ego e che dunque
tenda al Dharma; tanto più che i nostri peccati sono fondamentalmente
inesistenti. Si pensa che anche l'influsso delle persone migliori possa
cancellare il male commesso.
Kensho:
dallo Zen giapponese,
illuminazione, a volte intesa come parziale; se Dai Kensho allora si intende
sicuramente la comprensione perfetta.
Klesa:
affanno, angoscia, ansia
e tutto quello che li fa nascere.
Koan:
letteralmente documento,
legge; nello Zen è una formula che spesso esprime la realtà fondamentale senza
compromessi dualistici; la sua perfetta comprensione, giacchè ve ne possono
essere anche di parziali, assicura l'entrata nel Nirvana, per questo è
necessario non lasciarsi distrarre dalle sue parole e rendersi conto, vedere,
cosa le rende possibili. Si vuole che l'esistenza stessa fosse per il Buddha il
koan più grande, Egli lo risolse realizzando la sua vera natura. Questo è uno
dei metodi di applicazione nel tardo, ed attuale, Zen; giacchè, essendo in
aumento negli uomini il pensiero discriminante, risultò più difficile una
meditazione non mediata. Esso è un ripiego giudicato necessario e sostituisce
l'artificio alla naturalezza; vedi anche Mondo e Hua
T'ou.
Kung'an:
vedi koan.
M
Mahayana:
a questa corrente del Buddismo appartengono la
maggior parte e le più prestigiose scuole buddiste, come quelle Zen, Tendai e Tibetana. Alla base della teologia Mahayana vi sono l'idea della Vacuità, ogni cosa cioè non ha esistenza di per se', e quella di Tathata, ovvero l'essere Quello, o Verita' Fondamentale cosi' come si e'.
L'ideale del Mahayana è il Bodhisattva, con ciò che ne consegue: attenzione ai
mali del mondo e carità verso il prossimo. Le scuole del Mahayana sono quelle
più aperte al cambiamento ed al pragmatismo applicato allo scopo perseguito: la
ricerca dell'illuminazione. A volte esse sono così cambiate, rispetto
all'insegnamento originario del Buddha, da presentarsi come qualcosa del tutto
diverso; queste però affermano che esse hanno solo sviluppato ed ampliato lo
spirito originario insito nel Buddismo. Alla base di tale evoluzione è l'idea
che la realtà fondamentale è una e la divisione fra gli esseri è fittizia; ne
discende che un essere illuminato può aiutare davvero il prossimo; anche
trasferendogli i propri meriti che sono infiniti. A volte pero' si è assistito
ad una vera e propria beatificazione con culto dei vari Bodhisattva da parte
della popolazione, con cadute nella superstizione o nella semplice preghiera
dualista, senza ricercare nulla di più.
Mandala:
disegno con precise
regole geometriche, spesso anche cromatiche, che si sviluppa da un punto
centrale in forma di solito quadrata o tonda; ed in più strati sovrapposti.
Assume spesso vari significati religiosi, ma la sua efficacia sta nel
rappresentare ed attivare l'idea unificante del centro psichico. Esso è tipico
della religione tibetana.
Mantra:
formula da ripetere a voce, dotata
di vari poteri spirituali, molti pensano che abbia un valore magico, ma in
realtà i suoi poteri nascono tutti dalla natura fondamentale, grazie ai pensieri
che ad essa si rivolgono e che la destano
nell'officiante.
Meditazione:
stato di concentrazione mentale su un
oggetto, frase, immagine o quant'altro; solo le personalità più evolute riescono
a meditare senza alcun appoggio, o meglio, il loro stesso spirito funge da
sostegno della meditazione. Ne esistono di vari tipi e metodologie, anche di
pericolose; le migliori sono quelle che creano minori pensieri discriminanti,
cioè distinzioni del Reale che non è duale. Il fine ultimo della meditazione è
il conseguimento dello stato di Nirvana, anche se oggi in Occidente la
meditazione viene spesso usata solo per fini profani, ad esempio per rilassarsi
o per ricercare il benessere fisico.
Mente:
sinonimo di
Dharma.
Mondo:
colloquio spontaneo fatto di domande e risposte fra un
maestro ed un discepolo, spesso tramandato e poi usato come koan o Hua
T'ou.
Mu:
in giapponese significa letteralmente "nessuna cosa";
designa la Mente stessa, il Tao, la realtà assoluta.
N
Nirvana:
rappresenta lo stato perfetto al di là delle
divisioni operate dalla nostra coscienza particolare, letteralmente significa
estinzione, ma questo significato si deve applicare solo all'illusione. Esso si
può dividere in assoluto e particolare o condizionato, il primo lo si consegue
dopo la morte fisica, mentre il primo in vita.
Nobili verità, le
quattro:
i quattro assunti di base del Buddismo: Duhkha o sofferenza,
Samudaya o la sua accumulazione a causa dei desideri, Nirodha o fine di tale
condizione e Marga od il sentiero per conseguire tale cessazione.
O
Ospitato ed Ospitante:
il fenomenico od il mondo delle
cose e la natura fondamentale.
P
Palo, la cima del:
viene così chiamata la situazione
psichica di una persona che si trovi al limite del raggiungimento della
realizzazione personale. A volte si parla di "un palo alto 100 piedi", spesso
con la medesima designazione, altre volte invece per indicare la
Faccenda.
Paramita:
le sei paramita, o perfezioni, che conducono alla
comprensione: carità, disciplina (Sila), pazienza e costanza, zelo e progresso,
meditazione e serenità, saggezza (Prajna).
Prajna:
la saggezza, tipica
di chi ha realizzato il Dharma, cioè è entrato nel Nirvana, è diventato un
illuminato; la si usa anche seguita dal termine paramita, cioè
perfetta.
Pratyekabuddha:
uomo che cerca l'illuminazione
esclusivamente per sé stesso, dunque non insegna ad alcuno.
Q
(I) Quattro pensieri fondamentali:
La preziosa vita
umana
L'Impermanenza
Il Karma
La natura insoddisfacente dell'esistenza
condizionata.
Questo:
sinonimo simile a Dharma, anche se richiama
maggiormente l'idea dell'esperienza diretta della Cosa.
R
Reale:
vedi Questo.
Realizzato:
colui che ha
conseguito il Nirvana o perfetto Samadhi.
Reincarnazione:
ciclo
incessante delle nascite e delle morti conseguente alla non estinzione dei
desideri e dell'ignoranza nel Nirvana non dualistico; nel caso del buddhismo si
dovrebbe comunque preferire il termine rinascita che lega in minore misura la
mente alla sostanzialità di qualcosa che passi da una vita
all'altra.
Rinzai:
odierna scuola Zen giapponese che fa leva
principalmente sullo sforzo nell'ottenere la Prajna, in essa è tipico l'uso del
koan ed il colloquio su questo con il maestro per verificare la propria
comprensione; questi elementi illuminanti sono usati in maniera molto
sistematica, rigida; essa usa un elemento discriminatorio per fermarne gli altri
e quindi la meditazione per questa scuola non è fine a sé stessa, ma in un certo
senso subordinata al koan ed usata come mezzo per ottenere la comprensione;
questo uso della volontà riesce a far sì che sia più difficile cadere
nell'immobilismo spirituale, ma presuppone una buona forza di volontà, una
natura attiva e risoluta. In compenso credo che corra maggiormente il rischio di
cadere nel concettualismo e nell'astratto rispetto alla scuola Soto, più
concreta; vedi.
Risvegliato:
vedi realizzato.
S
Saggezza specchio:
la saggezza di chi comprende e che
riflette ogni cosa imperturbata.
Samadhi:
stato di meditazione, più o
meno perfetto a seconda dell'evoluzione spirituale di chi lo pone in essere, se
perfetto è equivalente al Nirvana.
Samsara:
il regno dell'illusione,
delle nascite e delle morti incessanti.
Sangha:
l'ordine religioso
buddista.
Satori:
dallo Zen giapponese:
realizzazione.
Sazen:
colloquio chiarificatore privato con il maestro
tipico dello zen, pratica unita allo zazen; vedi.
Sè:
la religione
indù, che gli attribuiva il valore simile a quello di anima personale, era
incerta se questo possedesse una vera esistenza; il Buddha non si sbilanciò mai
a riguardo, per non aumentare la discriminazione da parte dei suoi discepoli; ma
appare evidente che questo concetto nel Buddismo possa essere usato come
sinonimo di Dharma, e quindi della realtà ultima, ben diversamente che nella sua
eccezione originaria.
Senso:
principalmenta sinonimo di Tao, perciò
del Dharma; con l'accento sul fatto che chi è in contatto con la realtà del
tutto avverte in essa una coerenza ed una autogiustificazione ben
definita.
Skanda:
elementi alla base dell'esistenza di ogni cosa:
forma, percezione, discernimento, ideazione e coscienza.
Sila:
etica,
moralità, codificata nel Vinaya in vari precetti: si parte dai voti di base per
i laici (non uccidere, non rubare, non commettere adulterio, non mentire, non
assumere sostanze intossicanti) a quelli ben più numerosi e vincolanti dei
monaci, per quanto questi differiscano anche notevolmente da tradizione a
tradizione; questi impegni possono essere accresciuti in particolari occasioni
sia per i laici che per i monaci.
Soto:
attuale scuola Zen giapponese
che utilizza la meditazione in sé e per sé, senza scopo, non cerca la
comprensione con uno sforzo, ma asserisce che meditare ed abbandonarsi al suo
flusso è già Dharma, è già Nirvana; comunque in essa si fa uso del Mondo (vedi)
per illuminare le menti dei discepoli come nel Rinzai, anche se in modo meno
prefissato; essa perciò non solleva discriminazioni, ma, a mio parere, rischia
di far cadere nel quietismo; forse più adatta a nature percettive, passive, o
meno legate all'intelletto e di più ai fatti concreti della vita; vedi anche
alla voce Rinzai.
Sottili, concezioni od illusioni:
si chiamano così
nel buddismo quegli impedimenti alla realizzazione che sono per lo più sepolti
nel nostro essere, nel nostro subconscio; dati per scontati e naturali a causa
di tutti i condizionamenti accumulati nel corso dell'esistenza sotto il giogo
della dualità. Non sono quasi mai direttamente accessibili dalla coscienza e per
essere portati alla luce, e quindi risolti, presuppongono un lungo periodo di
pratica nella meditazione. Vedi anche
grossolani.
Sravaka:
ascoltatore, discepolo del Buddha che può avere
diversi gradi di comprensione, anche se non quello
finale.
Sutra:
sermone, insegnamento; nel Buddismo ce ne sono un
grandissimo numero.
T
Tale, essere:
essendo la realtà non esprimibile dal
linguaggio comune spesso Questo viene così definito, si invita a constatarlo
direttamente da sé stessi.
Talità:
vedi tale,
essere.
Tao:
per la religione taoista, nata in Cina ed unitasi al
Buddismo nel creare lo Zen, ente supremo al di là del pensiero discriminante. Al
suo interno si succedono ciclicamente le due polarità fondamentali dello Yin e
dello Yang; lo Yin simboleggia il polo negativo e per estensione la natura
femminile, la notte, il riposo, la terra, eccetera; lo Yang è connesso alla
natura positiva e quindi per associazione al giorno, all'uomo, all'attività,
eccetera.
Taoismo:
religione del Tao, molto legata alla natura ed alle
cose concrete; simile per certi versi al Buddismo, ma che conserva ancora delle
discriminazioni: ad esempio fa troppa distinzione fra il Tao e le persone che
devono unirsi ad esso, come se non fossero un' unica realtà; manca percio' della
vera affermazione. Importante e misconosciuto concetto taoista è quello del
lasciar fare o del non agire che è stato inteso come mera passività, mentre la
concezione originale è quella che dev'essere il principio ad agire e non
l'individuo; ovvio che nell'illuminato il Tao si manifesta compiutamente e che
quindi la sua azione è perfetta, altro che semplice
inazione.
Tathagata:
titolo e natura del
Buddha.
Theravada:
vedi Hinayana.
Tibetana,
religione:
scuola del buddismo sviluppatasi dopo varie e tormentate vicende
nella regione del Tibet, essa fa ricorso a pratiche, anche ereditate dalla
tradizione magica ad essa precedente, che vanno a lavorare direttamente sui
meccanismi della psiche. Tipico di questa scuola è l'uso dei mantra o dei
mandala. Questo procedimento è molto potente, ma anche pericoloso in certi tipi
di metodologie; detta anche scuola Vairayana, vedi.
Tripitaka:
il
canone buddista che si suddivide in tre sezioni: sutra o sermoni, vinaya o
regole morali, sastra o trattati.
Tutto:
uguale nel l'interpretazione
a Dharma, Tao; esso non deve venire concepito come somma degli opposti, in
quanto, come summa teologica, ne è al di là (In ogni caso una unità è più della
somma delle sue parti).
U
Unità di pensiero:
pensiero non dualistico, più o meno
perfetto, in cui lo stato di coscienza normale è sospeso o annullato nel caso
essa sia completamente realizzata. Di solito nella meditazione vi è un totale
assorbimento nei dati della medesima, fossero anche delle azioni che vengano
compiute a tale scopo.
Upasaka:
discepolo laico del buddismo che si è
impegnato ad osservare delle regole morali.
Upasika:
discepola laica
del buddismo che si è impegnato ad osservare delle regole
morali.
Upaya:
i diversi ed innumerevoli mezzi utili atti a
trasmettere l'insegnamento alle diverse tipologie umane.
V
Vairayana:
letteralmente veicolo del diamante, riferito al
"Sutra del Diamante", quale insegnamento principale; vedi
tibetana.
Veleni, i tre:
Desiderio, collera ed ignoranza.
Vera
Natura:
sinonimo di Mente o del Sè.
Vinaya:
corpo di insegnamenti
relativo alla disciplina morale, vedi il termine
Sila
Vuoto:
esperienza comune alle menti che raggiungono un certo
grado di profondità nella meditazione è la percezione del Vuoto. Questo è ancora
impuro, in quanto esistono tuttora il percipiente ed il percepito; con la
realizzazione finale viene scoperta la vera natura di Questo e viene conseguito
perciò il Vuoto del Vuoto, o Vuoto perfetto; al di là della discriminazione e
del pensiero dualista.
W
Wu:
significa sia risveglio che la negazione no, in lingua
cinese.
Y
Yang:
vedi Tao.
Ying:
vedi
Tao.
Yoga:
disciplina meditativa e filosofica assunta a sistema nel
pensiero religioso indù. Si differenzia in vari tipi, a seconda della via
particolare che essa segue: Hatha Yoga per gli esercizi corporali, Raja Yoga per
l'insegnamento filosofico, eccetera.
Z
ZaZen:
la meditazione tipica dello zen, unita allo sazen;
vedi.
Zen:
scuola del Buddismo nata in Cina sotto gli influssi del
Taoismo che si propone di trovare la perfetta comprensione (illuminazione) nel
modo più veloce possibile, per fare ciò indica direttamente la Mente senza usare
insegnamenti di tipo logico, ma presentando ed usando il Reale così come esso è
(questo utilizzo della realtà fondamentale nell'insegnamento stesso appare un
caso unico al mondo); per questo motivo è molto immediata, ma anche sconcertante
per il neofita. A volte questa parola viene usata per designare la stessa verità
fondamentale.
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